Libia – I tuareg: «L’Italia ci aiuti»

di Enrico Casale
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I Tuareg libici chiedono al governo italiano e all’Unione europea di offrire aiuti concreti al sud della Libia, dove la situazione umanitaria e di sicurezza è «molto grave». A dichiararlo è stato il nuovo leader dei tuareg libici, Moulay Kamidi, in un’intervista esclusiva concessa ad «Agenzia Nova».

«La situazione della sicurezza nel sud, oltre alla situazione presso i confini con i paesi africani vicini, è molto negativa da tutti i punti di vista – ha affermato il neoeletto presidente dell’Alto consiglio sociale dei Tuareg della Libia -. Sappiamo che le tensioni nel sud e in particolare a Sebha (principale città del Fezzan situata 650 chilometri a sud di Tripoli) sono causate dall’infiltrazione di gruppi armati ciadiani e sudanesi che vengono dall’estero e che hanno preso il controllo di alcune regioni e strade per compiere rapine, rapimenti, traffici illeciti e omicidi sfruttando la mancanza di sicurezza».

Il presidente dell’Alto consiglio sociale dei Tuareg della Libia parla anche della missione italiana a Ghat. In questa città della frontiera sud-occidentale, infatti, il Viminale doveva mandare a fine giugno una «missione tecnica» finanziata dalla Commissione europea, che coinvolgeva la polizia di frontiera, i militari del Coi-Comando operativo interforze dello Stato Maggiore della Difesa, e il genio dell’Esercito.

Gli italiani avrebbero dovuto individuare nello specifico i lavori «fisici» da realizzare, come il riadattamento delle caserme o le opere di ristrutturazione e di consolidamento dei presidi di confine. Un primo sopralluogo per individuare le opere di consolidamento da realizzare nei presidi di frontiera della Libia meridionale per bloccare i flussi migratori. La missione, tuttavia, non è mai partita per l’opposizione di alcuni gruppi armati locali.

«Abbiamo discusso con il governo italiano – afferma Kamidi – della creazione di un presidio militare nel sud della Libia, ma al momento non ci sono le condizioni per farlo. La situazione umanitaria e di sicurezza è molto grave e non possiamo accettare una presenza senza cambiare questa situazione. Aspettiamo la posizione del nuovo governo di Roma su questo argomento».

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