L’Africa e i rifugiati dimenticati

di Enrico Casale
rifugiati congolesi

Una persona su 97 nel mondo è in fuga da conflitti, persecuzioni o violenze, pari a più dell’1% della popolazione mondiale. È il dato senza precedenti emerso dal rapporto annuale «Global Trends» pubblicato dall’Unhcr (agenzia Onu per i rifugiati) in vista della Giornata Mondiale del Rifugiato che si celebra oggi 20 giugno.

Alla fine del 2019, 79,5 milioni di persone erano vittime di esodi forzati – il 40% dei quali minori – con un incremento di quasi 9 milioni di persone rispetto al dato del 2018. Il rapporto segnala che 100 milioni di persone sono state costrette a fuggire dalle proprie case negli ultimi dieci anni, in cerca di sicurezza all’interno o al di fuori dei propri Paesi.

Il numero di persone in fuga è quasi raddoppiato dal 2010 alla fine del 2019 (41 milioni allora contro 79,5 milioni oggi). Il documento, inoltre, rileva come per i rifugiati sia divenuto sempre più difficoltoso porre fine in tempi rapidi alla propria condizione. Negli anni Novanta, una media di 1,5 milioni di rifugiati riusciva a fare ritorno a casa ogni anno, mentre negli ultimi dieci anni la media è crollata a circa 385.000. «Global Trends» mostra che dei 79,5 milioni di persone che risultavano essere in fuga alla fine dell’anno scorso, 45,7 milioni erano sfollati all’interno dei propri Paesi. La cifra restante è composta da persone fuggite oltre confine, 4,2 milioni delle quali in attesa dell’esito della domanda di asilo, e 29,6 milioni tra rifugiati (26 milioni) e altre persone costrette alla fuga fuori dai propri Paesi.

L’incremento annuale rappresenta il risultato di due fattori principali. Il primo riguarda le nuove crisi verificatesi nel 2019, in particolare nella Rd Congo, nella regione del Sahel, in Yemen e in Siria, quest’ultima responsabile dell’esodo di 13,2 milioni di persone, più di un sesto del totale mondiale. Il secondo è relativo a una migliore mappatura della situazione dei venezuelani che si trovano fuori dal proprio Paese, molti non legalmente registrati come rifugiati o richiedenti asilo.  Due terzi delle persone in fuga all’estero provengono da cinque Paesi: Siria, Venezuela, Afghanistan, Sud Sudan e Myanmar.

Secondo il Norwegian Refugee Council, Camerun, Rd Congo, Burkina Faso, Burundi, Venezuela, Mali, Sudan del Sud, Nigeria, Repubblica Centrafricana e Niger stanno vivendo crisi umanitarie gravissime eppure sembrano essere dimenticate dalla comunità internazionale. «Queste crisi hanno costretto milioni di sfollati a lasciare le loro abitazioni, persone che sono come ignorati e dimenticati dal mondo. La diplomazia e la politica sembrano insensibili e immobili», ha dichiarato Jan Egeland, Segretario Generale del Norwegian Refugee Council

Non solo sono tra le peggiori situazioni a livello mondiale, ma in questi Paesi le condizioni potrebbero addirittura peggiorare nel 2020, aggravate dalla pandemia globale di coronavirus. «Covid-19 si sta diffondendo in tutta l’Africa e molte delle comunità più trascurate sono già state colpite sia dal virus sia dalle sue conseguenze economiche. Abbiamo bisogno di solidarietà con queste comunità colpite dai conflitti ora più che mai», ha detto Egeland.

Quest’anno è salita alla ribalta anche il Sahel. Burkina Faso, Mali, Nigeria e Niger sono stati travolti dall’instabilità provocata dall’azione di numerose milizie jihadiste. Anche in questo caso aiuti gli aiuti sono stati insufficienti.

«In questa Giornata mondiale del rifugiato, esorto la comunità internazionale a mostrare solidarietà e ad agire con più efficacia a livello globale per assicurare inclusione e assistenza a rifugiati, sfollati interni, apolidi e comunità di accoglienza. Chiunque voi siate. Da ovunque proveniate. Ognuno di noi può fare la differenza. Ogni gesto conta davvero», ha dichiarato Filippo Grandi, Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati. «Stiamo vivendo una
crisi mondiale drammatica – ha proseguito -. Non solo registriamo un numero di persone costrette a fuggire dalle proprie case mai così elevato, ma assistiamo a un mondo in lotta col Covid-19. Negli ultimi mesi, mobilitare aiuti e assistenza è stato fondamentale per prepararsi e rispondere alla pandemia. E siamo stati testimoni di come Paesi e comunità di tutto il mondo abbiano incluso i rifugiati nei piani nazionali di risposta sanitaria. È ora altrettanto fondamentale assicurare l’inclusione di rifugiati e sfollati nei piani socioeconomici di risposta alla pandemia, ora più che mai necessari».

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