“In Somalia occorrono più azioni concrete sui diritti umani”

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di Valentina Giulia Milani

La Somalia negli ultimi anni ha compiuto dei progressi nel campo dei diritti umani, della costruzione istituzionale e della governance. Lo sostiene l’esperta indipendente delle Nazioni Unite Isha Dyfan, che però avverte: nonostante i miglioramenti il Paese continua ad essere afflitto dal peso dell’insicurezza, teatro di tensioni politiche, crisi umanitarie e shock climatici.

La Somalia si trova in un “momento fragile e decisivo” e ha bisogno di un impegno coordinato tra autorità nazionali e comunità internazionale per consolidare i progressi compiuti in materia di diritti umani e governance. Lo ha dichiarato l’esperta indipendente delle Nazioni Unite Isha Dyfan, presentando il suo rapporto finale all’Assemblea generale dell’Onu, a New York.

Dyfan, che ha ricoperto l’incarico per sei anni, ha sottolineato che, nonostante i miglioramenti nel campo dei diritti umani, della costruzione istituzionale e della governance, la Somalia continua a essere minacciata da insicurezza, tensioni politiche, crisi umanitarie e shock climatici. “La società civile, le donne, i giornalisti e i difensori dei diritti umani rimangono una fonte d’ispirazione, ma non possono promuovere la pace e i diritti da soli”, ha affermato.

Nel suo rapporto finale, l’esperta ha elogiato il governo somalo per l’adozione della legge sulla disabilità, la nomina dei commissari della Commissione nazionale per i diritti umani e l’organizzazione del primo summit nazionale sui diritti umani nel 2025. Ha inoltre accolto con favore l’approvazione di alcuni capitoli della Costituzione provvisoria e del Juvenile Justice Bill, considerandoli passi fondamentali verso una società più basata sul rispetto dei diritti.

al-shabab

Dyfan ha tuttavia avvertito che la violenza del gruppo Al-Shabaab, le restrizioni alla libertà di espressione e le pressioni dovute ai cambiamenti climatici e alla crisi umanitaria rischiano di compromettere tali risultati. “Il governo somalo e la comunità internazionale devono ora passare dalle promesse all’attuazione concreta. I diritti umani non sono solo il risultato della pace, ma anche la sua via d’accesso”, ha dichiarato.

L’esperta ha esortato alla piena e tempestiva applicazione della risoluzione 60/28 del Consiglio dei diritti umani, che fornisce una “roadmap per consolidare i progressi, rafforzare la responsabilità e garantire che la transizione somala consolidi la sua architettura dei diritti umani”. Ha inoltre sottolineato la necessità di un dialogo politico inclusivo, avvertendo che le dispute legate alle elezioni, sommate ai processi di transizione delle missioni Onu e dell’Unione Africana, potrebbero accentuare le divisioni e l’instabilità.

Dyfan ha infine invitato all’approvazione di leggi ancora in sospeso, tra cui il Sexual Offences Bill, il Child Rights Bill e il Anti-FGM Bill, per proteggere donne e minori, e ha chiesto maggiori investimenti nella resilienza climatica per collegare tutela ambientale e diritti umani. “Il cammino della Somalia resterà impegnativo, ma non privo di speranza”, ha concluso Dyfan. “Con una leadership nazionale sostenuta, il dialogo e il partenariato internazionale, la fragilità può trasformarsi in resilienza e i diritti umani possono diventare una realtà per tutti i somali.”

Durante la sessione di ieri dell’Assemblea generale, dedicata alla revisione dei mandati dei relatori speciali e degli esperti indipendenti, gli Stati membri hanno discusso le prospettive di sostegno tecnico e monitoraggio post-mandato per la Somalia. Diversi Paesi hanno espresso l’intenzione di continuare a sostenere l’Ufficio dell’Alto commissariato per i diritti umani (Ohchr) a Mogadiscio, mentre i rappresentanti africani hanno chiesto che la transizione verso un nuovo meccanismo di cooperazione non comprometta la protezione dei civili e il processo costituzionale in corso.

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