Il Lesotho evita il dazio doganale più salato d’Africa

di claudia
jeans lesotho

Gli Stati Uniti hanno deciso di ridurre al 15% il dazio doganale applicato alle importazioni dal Lesotho, piccolo Stato dell’Africa australe. La misura è stata ufficializzata ieri dal presidente Donald Trump tramite un ordine esecutivo che ha modificato le tariffe reciproche per decine di Paesi, tra cui il Lesotho, che da aprile era sotto la minaccia di un dazio del 50%, il più alto applicato a un partner commerciale americano.

La Casa Bianca ha giustificato l’imposizione delle tariffe sostenendo che il Lesotho applica una tassazione del 99% sui prodotti statunitensi. Tuttavia, le autorità del Paese africano hanno dichiarato di non conoscere l’origine di tale cifra.

L’annuncio dei dazi, risalente ai mesi scorsi, aveva messo in allarme gli operatori economici locali. L’incertezza ha portato numerosi importatori statunitensi a cancellare gli ordini di prodotti tessili fabbricati in Lesotho, con gravi ripercussioni occupazionali per il settore. “Se questi alti dazi restano, dobbiamo dimenticare la produzione per il mercato statunitense e cercare al più presto altri mercati disponibili”, aveva dichiarato nei mesi scorsi a Reuters Teboho Kobeli, proprietario della fabbrica Afri-Expo, specializzata nella produzione di jeans per l’export.

Dopo aver annunciato il pacchetto tariffario ad aprile, l’amministrazione americana ne aveva sospeso l’attuazione per consentire ai Paesi interessati di negoziare. La decisione di ridurre l’aliquota rappresenta un sollievo per il Lesotho, la cui economia è fortemente dipendente dalle esportazioni tessili verso gli Stati Uniti, soprattutto nel quadro dell’African Growth and Opportunity Act (Agoa), notano gli osservatori.

Invariata è rimasta la situazione del Sudafrica, la più grande economia del continente, che dovrà pagare un dazio del 30% sulle sue esportazioni.

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