Guinea: due anni di giunta, il governo mette a tacere i pro e i contro

di claudia

Esattamente due anni fa, il 5 settembre 2021, parte della popolazione guineana scendeva nelle strade di Conakry per acclamare la presa di potere da parte del colonnello Mamady Doumbouya. Ora la popolazione pare essere spaccata: erano infatti previste per oggi manifestazioni sia contro che a favore del Conseil National pour le Rassemblement et la Démocratie (Cnrd), la giunta al potere, ma il ministro dell’Amministrazione Territoriale e del Decentramento ha vietato entrambe.

Non sono pochi gli osservatori che mettono così in luce un aspetto che emerge dal divieto: la repressione messa in atto dal governo militare che nel 2021 rovesciò l’ex presidente Alpha Condé.

Come scrive Guineenews la decisione presa dal ministro Mory Condé ieri sera con l’obiettivo di “preservare la tranquillità pubblica e garantire ai cittadini il diritto di svolgere le proprie attività senza ostacoli”, è suonata come una doccia fredda per i sostenitori del regime.

Naturalmente resta da vedere se l’avvertimento ministeriale verrà rispettato. Già ieri sera sono stati segnalati violenti scontri tra le forze dell’ordine e giovani manifestanti. Forse un’anticipazione della manifestazione indetta per oggi dagli oppositori del Cnrd.

Tuttavia, molti osservatori deplorano la volontà della giunta di limitare le libertà individuali e un sistematico rifiuto di aprirsi al dialogo, in vista di una gestione virtuosa e inclusiva della transizione. Inoltre, secondo alcuni, tali misure coercitive potrebbero in realtà avere l’effetto opposto.

Le Forze vive della Guinea (Fvg), che avevano annunciato per oggi una manifestazione di protesta, contestano infatti la gestione “autoritaria, unilaterale e arrogante della transizione” da parte della giunta militare di transizione e “la corsa sfrenata all’arricchimento illecito dei suoi leader a scapito delle popolazioni”.

Dall’altra parte, chi sostiene Doumbouya mette in luce in passi avanti compiuti negli ultimi due anni: la costruzione di infrastrutture, la ripresa di processi chiave come quello per il massacro del 28 settembre 2009 e l’istituzione di strumenti di lotta alla corruzione, come la creazione del tribunale per la repressione dei reati economici e finanziario (Crief).

A febbraio Mamadi Doumbouya aveva dichiarato che “naturalmente organizzeremo la transizione, ma non faremo parte del periodo post-transizione”. Il colonnello aveva quindi precisato che lascerà il governo al termine della transizione, alla fine del 2024. 

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