di Céline Camoin
Un recente rapporto delle Nazioni Unite lancia l’allarme sulla vertiginosa crescita negli ultimi mesi del contrabbando di oro dalla Repubblica Democratica del Congo all’Uganda. Le attività illegali dell’Ituri generano entrate stimate in almeno 140 milioni di dollari all’anno, gran parte delle quali sfuggono al controllo statale.
Il contrabbando di oro dalla Rd Congo all’Uganda ha conosciuto un’impennata nei mesi recenti, secondo l’ultimo rapporto pubblicato a luglio dal Gruppo di esperti delle Nazioni Unite e citato dal sito actualite.cd. L’oro, estratto illegalmente nei territori di Djugu e Mahagi (provincia dell’Ituri), viene trasportato oltreconfine per acquistare beni rivenduti poi a margine, generando profitti illeciti e alimentando un sistema di riciclaggio commerciale transfrontaliero.
Il rapporto identifica reti complesse di traffico che coinvolgono commercianti locali, cooperative minerarie, istituti di microfinanza e attori armati. Uno dei principali intermediari sarebbe Bassa Ndroza, commerciante d’oro e importatore di riso e olio di palma dall’Uganda. A Butembo, alcuni operatori del settore aurifero possedevano microbanche a Bunia per finanziare le cooperative, costrette a rivendere l’oro agli stessi finanziatori. Spicca il nome di Edmond Kasereka, legato alla banca Tid e alla società Mnm, unico punto vendita ufficiale d’oro a Bunia, in comproprietà con l’acquirente Banga Ndjelo.

Secondo gli esperti dell’Onu, il flusso illecito ha gonfiato i dati ufficiali dell’oro raffinato in Uganda, parte del quale “non è idoneo al commercio” per via della sua origine illecita. I valichi di frontiera più utilizzati sono quelli di Aru, Mahagi e Kasindi.
Il documento denuncia inoltre che quasi tutti i siti auriferi dell’Ituri sono sotto il controllo di gruppi armati, in particolare Codeco/Urdpc e lo Zaire. Queste milizie impongono tasse, vietano l’accesso alle autorità statali e usano i proventi per consolidare il loro potere. L’esercito regolare ha ripreso il controllo di un solo sito, a Lodjo.
Emergono anche coinvolgimenti politici: una registrazione audio autenticata mostra diversi parlamentari nazionali e provinciali discutere delle loro attività di estrazione meccanizzata illegale a Banyali Kilo. Il comandante Codeco, Samuel “Kadogo”, avrebbe imposto tariffe discriminatorie: 17.000 dollari ai Lendu, 30.000 ai non Lendu. Un commerciante noto come Tchenji è identificato come principale acquirente nei territori controllati da Codeco. Allo stesso modo, il comandante zairese Baraka Maki Amos riscuote 3.000 dollari al mese da cooperative a Mabanga e ricicla parte degli introiti nei suoi hotel a Bunia.
Le attività illegali dell’Ituri generano entrate stimate in almeno 140 milioni di dollari all’anno, gran parte delle quali sfuggono al controllo statale. Le Nazioni Unite e la società civile locale chiedono con urgenza il ripristino dell’autorità statale nelle province orientali della Rd Congo, per spezzare il legame tra risorse naturali e violenza armata.