Aminatou Haidar tra i vincitori del Premio Nobel Alternativo

di AFRICA

Il Right Livelihood Award, noto come “Premio Nobel alternativo”, che quest’anno ha celebrato il suo 40° anniversario, per l’edizione 2019 è stato assegnato all’attivista sahrawi Aminatou Haidar, all’avvocato Guo Jianmei per i diritti delle donne in Cina, all’associazione brasiliana Hutukara Yanomami con il suo leader, Davi Kopenawa, per la lotta a difesa dell’Amazzonia, e alla celebre attivista ambientale svedese Greta Thunberg.

L’annuncio è stato fatto durante una conferenza stampa presso il Centro stampa internazionale del ministero degli Affari esteri svedese a Stoccolma.

Ole von Uexkull, direttore esecutivo della Right Livelihood Foundation, ha commentato: «Con il Right Livelihood Award 2019, onoriamo quattro visionari pratici la cui leadership ha consentito a milioni di persone di difendere i loro diritti inalienabili e di lottare per un futuro vivibile per tutti sul pianeta».

Il Right Livelihood Award è stato creato nel 1980 dallo svedese-tedesco Jakob von Uexkull, considerato il padre dell’ecologia, dopo che la Fondazione del Premio Nobel si era rifiutata di creare un riconoscimento internazionale dedicato all’Ambiente. A ciascun premiato, un milione di corone svedesi (quasi 100mila euro) per sostenere le loro lotte.

La difenditrice dei diritti umani Aminatou Haidar ha ricevuto il Premio Nobel alternativo «per la sua ferma azione nonviolenta, nonostante la reclusione e la tortura, nella ricerca della giustizia e dell’autodeterminazione per il popolo del Sahara Occidentale». Oltre 30 anni di campagne pacifiche per l’indipendenza della sua terra natale hanno fatto guadagnare ad Haidar il nome di “Gandhi sahrawi”. La sua dignità e determinazione la rendono uno dei leader più rispettati tra i sahrawi. È la prima volta che un Right Livelihood Award viene assegnato a un sahrawi.

Haidar ha commentato così la notizia: «Mi sento molto onorata di ricevere il famoso premio. Questo è un riconoscimento della mia lotta nonviolenta e della giusta causa del popolo sahrawi. Nonostante l’occupazione militare e le violazioni dei diritti umani fondamentali, i sahrawi continuano la loro lotta pacifica. Meritano di essere sostenuti da tutti perché un giorno raggiungano l’indipendenza e la libertà».

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