3 squadre da seguire nei preliminari di CAF Champions League

di AFRICA

Come ogni anno le eliminatorie della CAF Champions League nascondono una miniera di sorprese. Di norma le big accedono in blocco al tabellone principale, ma non va sempre così, con la competizione sempre pronta a regalare imprevisti a volte addirittura stupefacenti. Noi, sulla scia degli indizi disseminati durante le gare d’andata del secondo turno preliminare, abbiamo provato ad individuare le potenziali rivelazioni di questa edizione.

Brikama United (Gambia)
Come da tradizione, nell’andata del secondo turno preliminare di CAF Champions League, sono successe tante cose inaspettate, ma quella più sorprendente di tutte si è consumata a Banjul, la capitale del Gambia, dove il Brikama United ha fermato sul 3-3 i marocchini del Raja Casablanca, una nobile storica del calcio africano con all’attivo 3 trionfi in questa manifestazione.

Ai Verdi di Casablanca, che puntano a tornare nella competizione per club regina del continente africano, mancavano diversi giocatori, ma il tecnico francese Patrice Carteronnon ha cercato alibi, puntando il dito in conferenza stampa sulla scarsa concentrazione mostrata dal reparto difensivo: “Abbiamo commesso troppe ingenuità difensive, rendendo la vita facile all’avversario“, ha ammesso.

Può essere soddisfatto, invece, Modou Lamine Nyassi, il tecnico del Brikama indicato dalla stampa gambiana come il principale artefice dei successi recenti dei Sateba Boys, così come sono soprannominati i giocatori della squadra.
Non certo per caso: sbarcato nel 2017, Nyassi ha portato il Brikama, un club giovane fondato nel 1999 e il primo non della capitale a trionfare in campionato, nuovamente sul tetto del Gambia, ponendo fine al dominio del Real Banjul. Il segreto? “Nyassi ha portato una ferrea disciplina all’interno del club“, dicono in Gambia.

Mekelle 70 Enderta (Etiopia)
Mekelle, patria dell’etnia Tigrè, è la capitale della regione omonima, una delle nove in cui è divisa l’Etiopia, e centro principale del nord del Paese, non lontano dal confine con l’Eritrea.
Storicamente la città, che si eleva a circa 2000 metri sopra il livello del mare, non possiede una cultura calcistica riconosciuta: il Mekelle 70 Enderta, per dire, si è affacciato alla prima divisione solo due stagioni fa.

In pochi, dunque, si sarebbero aspettati l’exploit dell’anno scorso in campionato, conquistato a sorpresa e al fotofinish davanti a squadre più accreditate come Sidama Cofee e Fasil City: “Vincere trofei non è l’unica misura del successo, ma sono contento di aver vinto il campionato con due squadre diverse in successione“, ha spiegato l’allenatore Gebremedhin Haile, ex condottiero del Jimma Aba Jifar con un passato da tecnico ad interim sulla panchina della nazionale, subito dopo la vittoria del campionato.
Un trionfo insperato, reso possibile dalle 12 reti di Amanuel Gebremichael – il capocannoniere dell’ultimo campionato etiope – a cui in molti hanno dato anche una dimensione sociale, vestendolo di significati politici.

Da alcuni anni, infatti, i tigrini si lamentano dell’ostilità del governo centrale presieduto da  Abiy Ahmed, di etnia oromo, nonostante il loro partito di riferimento faccia comunque parte della coalizione al potere.
Il tentato colpo di Stato di due mesi fa, in cui sono morti due alti esponenti militari provenienti dal Tigrè, non ha fatto poi altro che accentuare il sentimento anti-Abiy, spesso additato come “traditore”.
Nebiyu Sehil Mikael, scrittore e docente all’università di Mekele, è stato fin troppo chiaro: “C‘è grande frustrazione e rabbia nel Tigrè nei confronti del governo federale“.

Questo scenario frammentato e attraversato da tensioni di matrice etnica, in cui spinte regionalistiche rischiano di far collassare l’apparato federale, è ben fotografato anche dal calcio.
All’inizio dell’anno, ad esempio, durante una trasferta del Mekelle 70 ad Addis Abeba, i tifosi avversari hanno provocatoriamente strappato una gigantografia di Meles Zenawi, un ex premier tigrino, regalando un assist inatteso al Fronte Popolare di Liberazione del Tigrè.
Il partito di riferimento del popolo tigrino nato dall’eredità del movimento ribelle che nel 1991 depose il regime marxista del DERG, infatti, ha subito cercato di trasformare il Mekelle 70 in strumento politico per veicolare la propria causa regionale, ma c’è chi non ha visto di buon occhio questa manovra, scagliandosi convintamente contro la politicizzazione del calcio: “I politici devono concentrarsi sulla politica e lasciar perdere il calcio“, dicono quasi irritati i tifosi intervistati dal sito di informazione etiope Satenaw News.

Politica a parte, il Mekelle 70 Enderta ha tutte le carte in regola per approdare almeno al primo turno, nonostante abbia perso per 2-1 il primo round del match con gli equatoguineani del Cano Sport. Negli ultimi mesi, per fare bella figura e scongiurare il disastro del Jimma Aba Jifa dell’anno scorso, la società non ha lesinato sforzi per rafforzare la rosa, portando a Mekelle giocatori di indiscusso spessore per questo universo calcistico: su tutti spicca l’acquisto di Alhasen Kalusba, affidabile centravanti ghanese prelevato dall’Ethiopia Bunna (ovvero caffè, in amarico).

Cercle Mbéri Sportif (Gabon)
Qualche mese fa, al termine di un’appassionante serie di playoff, il Cercle Mbéri Sportif ha vinto il primo campionato di Division 1 (terzo titolo) sponsorizzato dalla compagnia petrolifera nazionale, spezzando un digiuno lungo quasi mezzo secolo: “Questo risultato storico ci ricompensa di tutto il lavoro svolto quest’anno”, dichiarava entusiasta l’allenatore Brice Ondo.ù

L’AO CMS, una nobile decaduta del calcio gabonese, poteva tornare così a fare festa: tra i membri fondatori del campionato, il CMS aveva vinto la prima pionieristica edizione del torneo gabonese quando ancora era conosciuto con la vecchia denominazione di Olympique Sport, ma non conquistava un titolo dal lontano 1973.

Con il titolo è arrivato anche un biglietto per i preliminari di CAF Champions League, ma un problema di liquidità finanziaria ha rischiato fino all’ultimo di non far neanche scattare l’avventura internazionale dei gabonesi: dopo lo 0-0 dell’andata con l’Elect-Sport, per volare con una delegazione di 25 persone a N’Djamena, capitale del Ciad e casa dell’Elect-Sport, servivano 20 milioni di franchi CFA, l’equivalente di circa 30 mila euro.
In questi giorni il presidente Bosco Alaba Fall è piuttosto arrabbiato con il governo per non aver ricevuto ancora i fondi statali garantiti ai club in occasione di manifestazioni internazionali, ma il Ministro dello Sport Alain-Claude Bilie-By-Nze lo aveva avvisato, parlando chiaro nel giorno della festa per il titolo: “le risorse principali le destineremo alla nostra priorità che è la nazionale. Poi, se resterà qualcosa, nei limiti del possibile offriremo un sostegno economico alla nostre squadre di club impegnate all’estero”.
Tuttavia, a scongiurare un forfait che appariva ormai inevitabile solamente pochi giorni fa, è stato un accordo di collaborazione raggiunto in extremis con una nota compagnia aerea: “Copriranno il 75% delle nostre spese”, ha assicurato il presidente Alaba Fall.

Per passare il turno sarà fondamentale segnare in trasferta, a maggior ragione dopo lo 0-0 dell’andata. Gran parte delle speranze del CMS, dunque, saranno nei piedi di Yoan Nani Nono, Scarpa d’Oro dell’ultimo torneo gabonese con all’attivo 13 reti in 15 partite. Una media niente male, no?

Vincenzo Lacerenza
www.calcioafricano.com

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