Tensione alta in Burkina Faso dopo la morte del noto attivista Alino Faso

di claudia
Alino Faso

Il caso della morte di Alino Faso, all’anagrafe Alain Christophe Traoré, cittadino burkinabé morto presunto suicida in carcere ad Abidjan, in Costa d’Avorio, dove si trovava da qualche mese, sta creando scompiglio in Burkina Faso e lacerando ulteriormente le relazioni tra Ouagadougou e Abidjan.

Ieri nella capitale burkinabé si è tenuta una grande manifestazione proprio di fronte all’ambasciata ivoriana, organizzata dall’Associazione nazionale per il controllo civile (Cnavc), una marcia simbolicamente partita dal memoriale Thomas Sankara: i manifestanti hanno chiesto che la salma del blogger fosse restituita al suo Paese d’origine per la sepoltura e hanno inoltre chiesto alle autorità ivoriane di indagare sulle circostanze della morte. Tra gli slogan scanditi dai manifestanti c’erano “Giustizia per Alino Faso”, e “Ouattara è un assassino”. Nei pressi dell’ambasciata, i partecipanti al corteo hanno letto ai rappresentanti diplomatici ivoriani una dichiarazione di richieste al governo di Abidjan.

Alain Christophe Traoré, noto come Alino Faso, attivista burkinabé detenuto da più di sette mesi ad Abidjan, in Costa d’Avorio, è stato trovato impiccato nella sua cella il 24 luglio. Aveva 44 anni ed era molto noto in Burkina Faso: influencer politico con oltre 400.000 follower su Facebook, si descriveva come un “operatore economico” (aveva un ristorante ad Abidjan, dove viveva) e un “comunicatore” e si era distinto per la sua posizione a favore della giunta militare al potere in Burkina Faso.

“Giovedì 24 luglio 2025, alle ore 7.30, il signor Traoré Alain Christophe, alias Alino Faso, detenuto presso l’Accademia della gendarmeria, è stato trovato morto nella sua stanza” si legge nella nota ufficiale del pubblico ministero, in cui si specifica (quattro giorni dopo) che è stata predisposta un’autopsia (si parla di “esame esterno del corpo”). “Gli accertamenti del medico legale dimostrano che Traoré Alain Christophe si è impiccato usando il suo lenzuolo, dopo aver tentato senza successo di tagliarsi le vene del polso”. Sono in corso indagini per determinare i moventi e le circostanze di questo suicidio. Alino Faso era stato arrestato il 10 gennaio ed era sotto processo per associazione a delinquere con agenti di uno Stato straniero che avrebbero potuto danneggiare la Costa d’Avorio e i suoi interessi economici principali, cospirazione contro l’autorità dello Stato, diffusione di false notizie che avrebbero potuto danneggiare il morale della popolazione, raccolta di informazioni che avrebbero potuto danneggiare la difesa nazionale con l’intenzione di consegnarle a uno Stato straniero e spionaggio. A fronte di queste accuse, lo scorso aprile il capo del governo burkinabé, Jean Emmanuel Ouedraogo, si era pronunciato sul caso, denunciando apertamente un tentativo di screditare il Burkina Faso: “Siamo ancora in attesa di spiegazioni. Ma ho la sensazione che si tratti di una cortina fumogena volta a demonizzare il nostro Paese”.

Negli ultimi anni le relazioni tra Burkina Faso e Costa d’Avorio si sono progressivamente deteriorate e l’arresto di Alino Faso rientrava in queste tensioni: le autorità ivoriane lo hanno accusato, in particolare, di avere legami con i cyberattivisti dei “Battaglioni di intervento rapido delle comunicazioni”, accusati di diffondere su internet la propaganda pro-giunta burkinabé.

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