di Claudia Volonterio
La storia di oltre cento componenti della diaspora senegalese originari di un piccolo villaggio che, attraverso reti digitali e impegno collettivo, stanno trasformando la loro terra d’origine. Agricoltura, scuola, accesso all’acqua e nuovi progetti: la forza della diaspora accende una luce sul futuro.
Secondo i dati forniti nel 2021 dalle Nazioni Unite, il numero di senegalesi che vivono all’estero supera le 700.000 unità, pari al 4–10 % della popolazione nazionale. Centomila risiedono in Italia. Si tratta di una presenza ampia e radicata, che ha creato nel tempo legami tra Paesi diversi. Ma la forza della diaspora senegalese non risiede tanto nei numeri, quanto nella capacità di fare rete con l’obiettivo di creare un filo di valore sociale ed economico condiviso. La diaspora senegalese nel mondo è coesa e attiva nell’operare per il miglioramento del Paese d’origine e ospitante.
Un esempio virtuoso riguarda un gruppo di più di cento persone emigrate in momenti diversi dal villaggio di Beude Dieng, piccolo insediamento rurale nella regione di Thiès, a 130 km da Dakar. Nel corso degli ultimi decenni la popolazione di questo centro è cambiata: c’è chi è rimasto e chi, invece, ha deciso di partire alla volta di Spagna, Stati Uniti, Sud America, Francia, Italia, dove oggi risiede la maggioranza di loro. L’esperienza migratoria però non ha spezzato il legame con la propria terra.
Grazie alla tecnologia, molti ex abitanti di Beude Dieng che oggi vivono all’estero sono ancora in contatto tra di loro. Da alcuni anni hanno creato un gruppo WhatsApp che oggi conta 114 partecipanti. L’obiettivo del gruppo, oggi associazione “Ande Défar Beude”, non è solo quello di non perdere le proprie radici, ma di creare valore sociale nel proprio Paese d’appartenenza. In questo spazio digitale e attraverso una riunione online organizzata ogni due mesi, si discute di progetti utili per migliorare la vita di chi ha deciso di rimanere, offrendo delle possibilità in più alle nuove generazioni.
Per comprendere meglio la natura degli interventi realizzati, abbiamo parlato con due esponenti della diaspora di Beude Dieng, Amed Oumy Dia, in Italia dal 2006, tra i principali coordinatori dei progetti attuati negli ultimi anni e attivo nella parte informatica e divulgativa dell’iniziativa, e con Modou Gueye, presidente dal 1998 di Sunugal, associazione attiva nel campo dell’educazione allo sviluppo, dell’intercultura e della cooperazione. I primi passi sono stati mossi all’inizio degli anni Duemila, con l’allacciamento alla rete elettrica, traguardo di cui Amed ci parla con orgoglio, frutto del lavoro di suo padre, i suoi zii e fratelli più grandi. Tra i gli interventi più recenti, la diaspora Beude Dieng ha unito le forze per avviare un progetto in ambito agricolo volto a migliorare la produttività dei terreni, oggi arricchiti da alberi di limoni e mango. Il tutto è stato reso possibile grazie alla preziosa funzione di un nuovo pozzo per la comunità costruito grazie all’impegno dei partecipanti del gruppo. Un impegno che, è bene sottolinearlo, ha richiesto anche un notevole sforzo economico di cui si sono presi carico i partecipanti del gruppo che hanno provveduto a coprire la maggioranza delle spese con una colletta e, in alcuni casi l’aiuto di fondi esterni. Il pozzo è un bene prezioso per le comunità rurali del continente, poiché consente l’accesso a una fonte d’acqua sicura e affidabile, evitando anche le lunghe percorrenze per la ricerca di acqua pulita.


Oltre all’agricoltura, il contributo della diaspora ha permesso la riqualificazione di due scuole nel villaggio, ora attive grazie all’impegno che ogni partecipante del gruppo ha messo a disposizione, in collaborazione con chi è rimasto, per migliorare la qualità della vita scolastica dei giovani del villaggio. Sono stati cambiati gli infissi, introdotti nuovi servizi igienici e si è intervenuto anche sulla pittura delle pareti e sull’allacciamento alla rete elettrica. Una delle nuove classi sarà destinata all’insegnamento della lingua araba. Circa due mesi fa l’intervento della diaspora è stato fondamentale per riparare i danni causati da un incendio che ha danneggiato un centro di accoglienza dove i bambini si recano per imparare il corano. Sono stati raccolti più 1500 euro per ristrutturare questo luogo così importante per l’istruzione e la quotidianità dei più piccoli del villaggio.



Di recente – racconta Amed – hanno fatto costruire una torre verticale, utile per fornire al villaggio acqua potabile ma anche per coltivare i campi. È una struttura che immagazzina acqua per garantire la la distribuzione tramite un acquedotto.



Non è finita qui. Per il futuro Amed e gli altri componenti del gruppo hanno in mente molti sogni da realizzare. Uno di questi è pensato per i bambini: l’associazione spera un giorno di creare uno spazio verde pubblico dove possono giocare i più piccoli; nel cassetto c’è anche il progetto di un ambulatorio per il primo soccorso e la realizzazione di una nuova moschea che possa accogliere più fedeli possibili del villaggio, che nel tempo si sta ingrandendo.
Come la diaspora di Beude Dieng ci sono altre realtà che lavorano da lontano per costruire ponti tra due Paesi. Queste iniziative non sono solo una luce di speranza per il prossimo futuro, ma un motore che, si spera, possa attivare un ingranaggio sempre più grande, dove cooperazione, sviluppo e collettività prevalgono sull’individualismo.


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Andedefarbeude@gmail.com
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