Premiata Emergency Response Rooms, “la spina dorsale della risposta umanitaria nel Sudan”

di claudia

La rete sudanese delle Emergency Response Rooms ha vinto il Right Livelihood Award per il suo ruolo nel fornire assistenza umanitaria durante la guerra civile in corso nel Paese. Lo ha annunciato la fondazione svedese che assegna il riconoscimento, noto anche come “Nobel alternativo”.

L’organizzazione, nata dai comitati di resistenza della rivoluzione sudanese del 2019, è diventata “la spina dorsale della risposta umanitaria del Paese tra guerra, sfollamenti e collasso dello Stato”, ha dichiarato il direttore esecutivo della fondazione, Ole von Uexkull. La rete opera in aree difficilmente raggiungibili dalle organizzazioni internazionali.

Il premio di quest’anno è andato anche al movimento giovanile Pacific Island Students Fighting Climate Change e all’avvocato Julian Aguon, “per aver portato la richiesta di giustizia climatica davanti alla Corte internazionale di giustizia, trasformando la sopravvivenza in un diritto e l’azione climatica in una responsabilità legale”.

Tra i vincitori anche Justice for Myanmar, premiata “per il coraggio e i metodi investigativi pionieristici nell’esporre e indebolire il sostegno internazionale al regime militare del Paese”, e la taiwanese Audrey Tang, “per l’uso sociale della tecnologia digitale al servizio della democrazia e della cittadinanza attiva”.

La fondazione ha spiegato che i quattro vincitori sono stati scelti tra 159 candidati provenienti da 67 Paesi, distinguendosi nella lotta contro il cambiamento climatico, la disinformazione e la violenza politica e militare. “Mentre autoritarismo e divisioni crescono a livello globale, i vincitori del 2025 tracciano una strada diversa: radicata nell’azione collettiva, nella resilienza e nella democrazia”, ha affermato l’organizzazione in un comunicato.

Istituito in Svezia nel 1980, il Right Livelihood Award è stato assegnato in passato a figure come la climatologa svedese Greta Thunberg, l’attivista ambientale keniota Phyllis Omido e il ginecologo congolese Denis Mukwege.

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