Mandela e gli Springboks, quando il rugby unì il Sudafrica

di claudia

Ieri, 24 giugno, è ricorso il trentesimo anniversario vittoria del Sudafrica contro la Nuova Zelanda nella finale della Coppa del Mondo di rugby del 1995. Una data importante non solo dal punto di vista sportivo, ma anche per il profondo significato storico e politico. Ciò che fece la differenza a livello simbolico è stata la presenza unificante di Nelson Mandela alla finale. Dopo aver trascorso 27 anni in prigione, Madiba fu rilasciato nel 1990. Da allora dedicò la sua vita nel garantire una transizione dall’apartheid alla democrazia e fu eletto presidente nel 1994.

Mandela si presentò all’Ellis Park di Johannesburg indossando la maglia verde ufficiale degli Springboks, squadra ritenuta un tempo un segno di apartheid. La squadra nazionale di rugby infatti, composta quasi esclusivamente da giocatori bianchi, era considerata un simbolo dell’orgoglio bianco e del regime segregazionista. Quel gesto carico di significato di Madiba e la sua presenza unificante contribuirono a trasformare un evento sportivo in un momento di riconciliazione nazionale, oltre a essere percepiti come una forza morale decisiva nella vittoria sportiva, il trionfo di una nazione uscita dall’apartheid.

“Ripenso a ciò che ha fatto Mandela, a come ha unito un Paese indossando la maglia verde degli Springbok, la maglia dei suoi oppressori, allo stadio”, ha commentato Sean Fitzpatrick, capitano della Nuova Zelanda nella finale di quel giorno.

All’epoca, il rugby era uno sport elitario, praticato quasi esclusivamente dalla minoranza bianca e mal visto dalla popolazione nera. Ma Mandela non lo considerò un simbolo da cancellare: al contrario, vide nello sport un’opportunità di inclusione, convinto che il rugby dovesse diventare patrimonio di tutti i sudafricani.

La squadra, guidata dal capitano François Pienaar, trionfò nella storica finale del 24 giugno a Johannesburg, superando la Nuova Zelanda 15-12. Fu proprio Pienaar a ricevere il trofeo dalle mani del presidente Nelson Mandela (nella foto), che per l’occasione indossava simbolicamente la maglia verde degli Springboks con il numero 6, lo stesso del capitano. Mandela aveva riconosciuto nel rugby uno strumento potente per unire un Paese profondamente diviso.

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