Volker Türk, responsabile dell’agenzia Onu per i diritti umani (Unhr), si è detto “scioccato” dalle gravi violazioni dei diritti umani scoperte in strutture di detenzione, sia ufficiali che non, gestite dalle forze dello Stability Support Apparatus (Ssa), affiliato al consiglio presidenziale di Tripoli. Türk ha chiesto il sigillo immediato di questi siti e l’apertura di indagini “rapide, indipendenti, imparziali e trasparenti” da parte delle autorità libiche.
In una nota ufficiale diffusa ieri, Türk ha dichiarato che le recenti scoperte “confermano le conclusioni di lunga data della Missione di sostegno delle Nazioni Unite in Libia e dell’ex Missione indipendente di accertamento delle Nazioni Unite, nonché diverse testimonianze” sull’esistenza di questi luoghi e sulla portata delle violazioni commesse, inclusi torture e sparizioni forzate.
“I nostri peggiori timori sono stati confermati: in questi siti sono stati rinvenuti decine di corpi, insieme a presunti strumenti di tortura e abuso e potenziali prove di esecuzioni extragiudiziali”, ha affermato Türk, sottolineando l’urgenza di sigillare questi luoghi per preservare “tutte le potenziali prove” e assicurare che “i responsabili siano chiamati a rispondere delle loro azioni”.
L’Alto Commissario ha espresso preoccupazione per le notizie secondo cui le autorità forensi libiche non hanno ancora ottenuto l’accesso completo ai siti per effettuare gli scavi e identificare i resti umani, esortando un accesso “completo e senza ostacoli”.
Tra il 18 e il 21 maggio, l’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani ha ricevuto informazioni sul ritrovamento di 10 corpi carbonizzati presso il quartier generale della Ssa ad Abu Salim, Tripoli, oltre a un totale di 67 corpi in frigoriferi negli ospedali di Abu Salim e al-Khadra. Alcuni resti sarebbero in avanzato stato di decomposizione a causa di interruzioni di corrente. L’identità delle vittime non è stata ancora chiarita, e un luogo di sepoltura sarebbe stato scoperto anche nello zoo di Tripoli, gestito dalla Ssa.
Türk si è detto angosciato dalla diffusione di immagini e filmati raccapriccianti sui social media, ribadendo che “la dignità e la privacy delle vittime e i diritti delle loro famiglie devono essere rispettati”. Ha inoltre invitato le autorità a garantire all’Onu l’accesso ai siti per la documentazione delle violazioni.
I siti sono stati scoperti in seguito all’uccisione di Abdul Ghani al-Kikli, leader della Ssa, avvenuta il mese scorso. I successivi scontri tra le forze di sicurezza e gruppi armati hanno scatenato proteste a Tripoli, causando diverse vittime civili e un poliziotto, oltre a ingenti danni. “Abbiamo ricevuto segnalazioni secondo cui queste proteste sono state represse con un uso eccessivo della forza”, ha concluso Türk, sollevando serie preoccupazioni sui diritti fondamentali di libertà di espressione e di riunione.