Il presidente del Madagascar Andry Rajoelina ha dichiarato di trovarsi “in luogo sicuro” e ha accusato “un gruppo di militari e politici di voler attentare alla [sua] vita”. “C’è un’unica via per risolvere i problemi: rispettare la Costituzione”, ha affermato in un messaggio diffuso ieri sera sui social network. Rajoelina ha escluso qualsiasi ipotesi di dimissioni e ha invocato il ritorno all’ordine costituzionale.
Il presidente ha spiegato di aver ricevuto informazioni su un piano per assassinarlo nel palazzo di Iavoloha e ha aggiunto di aver contattato diversi capi di Stato membri della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc). “Alcuni mi hanno proposto di inviare truppe come accaduto in Repubblica Democratica del Congo o in Mozambico, ma ho rifiutato”, ha dichiarato. “Ecco perché ho dovuto cercare un luogo sicuro per proteggere la mia vita”.
Secondo quanto riportato da Radio France Internationale (Rfi), Rajoelina è stato evacuato il 12 ottobre da un velivolo militare francese, in seguito a un accordo diretto con il presidente Emmanuel Macron. L’operazione sarebbe avvenuta dopo un trasferimento in elicottero sull’isola di Sainte-Marie, da dove il capo dello Stato avrebbe raggiunto La Réunion prima di partire verso una destinazione finale ancora incerta, insieme alla famiglia. Parigi, tuttavia, ha ribadito che “in nessun caso la Francia interverrà militarmente a Madagascar”. Le forze armate francesi dell’Oceano Indiano, con base a La Réunion, hanno confermato che non parteciperanno ad alcuna operazione sulla Grande Île.
Rajoelina ha anche sostenuto che reparti militari avrebbero pianificato un colpo di Stato già il 25 settembre, all’inizio delle proteste, e di essere rientrato nel Paese dopo aver partecipato all’Assemblea generale delle Nazioni Unite nonostante le minacce. “È molto importante che l’ordine costituzionale e la continuità istituzionale siano preservati, perché da esse dipendono la stabilità del Paese e gli interessi della popolazione”, ha aggiunto.
Le tensioni politiche si sono acuite in un contesto di crescente instabilità. Dal 25 settembre il Madagascar è scosso da manifestazioni contro le interruzioni di acqua ed elettricità, rapidamente trasformate in proteste contro il governo e in richieste di dimissioni del capo dello Stato. Le autorità malgasce hanno più volte disperso i cortei, ma la contestazione si è estesa anche ad alcuni reparti delle forze dell’ordine.
Come riportato dall’agenzia Apa, il ministro delle Forze armate ha accettato la nomina del generale Nonos Mbina Mamelison a capo della Gendarmeria nazionale, dopo che questi aveva annunciato la propria adesione al movimento di protesta e si era autoproclamato nuovo comandante. La passazione di consegne con il predecessore è avvenuta lunedì mattina, sancendo un passaggio simbolico nel controllo delle forze di sicurezza che, fino al fine settimana precedente, erano impegnate nella repressione delle manifestazioni.
La legittimità del presidente è ora contestata anche sul piano politico. Un membro del movimento Gen Z Madagascar citato da Rfi ha definito il discorso di Rajoelina “chiuso e privo di reali aperture al dialogo”. “Non è certo che parteciperà alle consultazioni nazionali. Le mobilitazioni continueranno”, ha dichiarato a Rfi.
Rimanere nel quadro costituzionale è invece la posizione dell’ex presidente Marc Ravalomanana, destituito da Rajoelina nel 2009, che ha chiesto una transizione pacifica: “Oggi c’è una vacanza del potere, ma dobbiamo comunque rispettare la Costituzione”, ha affermato in un’intervista alla stessa emittente francese.
In questo scenario, l’interrogativo principale resta sulla capacità di Rajoelina di riprendere in mano la situazione politica, secondo alcuni analisti. “Il presidente afferma di voler garantire la stabilità costituzionale, ma il suo isolamento e la perdita di controllo sull’apparato militare rischiano di ridurre drasticamente il suo margine d’azione”, osserva Olivier Vallée, economista e politologo specialista del Madagascar, intervistato da Rfi.



