La firma dell’accordo di pace tra Kinshasa e Kigali, sotto la mediazione di Washington, è subordinata al ritiro incondizionato del Ruanda dal territorio congolese. Lo riportano diversi media internazionali, che in questi giorni hanno avuto accesso al testo proposto dai mediatori. Il documento va oltre la dichiarazione di principi firmata lo scorso aprile a Washington dai ministri degli Esteri di Congo e Ruanda.
Armi, equipaggiamenti e soldati sotto controllo ruandese dovranno quindi lasciare l’est della Repubblica Democratica del Congo. Il problema è che Kigali non ha mai riconosciuto formalmente la presenza delle sue forze nella Rdc, sostenendo invece che si tratti di “misure difensive” adottate per garantire la propria sicurezza.
Secondo Radio France Internationale (Rfi), la seconda condizione prevista è la revoca dello stato d’assedio nel Nord Kivu. In vigore dal 2021 — come anche in Ituri — questo regime di emergenza dovrebbe essere sostituito da un’amministrazione civile. Il documento fa inoltre riferimento all’accordo di cessate il fuoco tra Kinshasa e il movimento ribelle M23, ancora in discussione sotto l’egida di Doha. L’intesa con il Ruanda potrà essere firmata solo dopo la conclusione dell’accordo tra Kinshasa e l’Afc/M23.
La bozza affronta anche la spinosa questione delle Forze democratiche per la liberazione del Ruanda (Fdlr), considerate da Kigali come il suo principale nemico. I due Paesi si impegnano a “coordinarsi in buona fede per identificare, valutare, localizzare ed eliminare la presenza di elementi armati delle Fdlr”. Questa cooperazione rientra nel quadro definito dal Concetto Operativo concordato a Luanda nell’ottobre 2024.
Infine, il testo prevede che la Rdc vieti e intercetti ogni forma di sostegno materiale o finanziario — sia interno che internazionale — destinato alle Fdlr. Se firmato, l’accordo si applicherà all’intero territorio nazionale, anche se Nord Kivu e Sud Kivu resteranno al centro del piano.