Camerun, Human rights watch: processo farsa per il massacro della scuola di Kumba

di claudia

Un tribunale militare in Camerun ha condannato a morte quattro persone, in un processo segnato da irregolarità procedurali, per un attacco a una scuola a Kumba, nella regione sud-occidentale, avvenuto un anno fa. Ecco il monito lanciato oggi tramite una nota dall’organizzazione di difesa dei diritti umani Human rights watch (Hrw) che ricorda che l’attacco uccise sette bambini e ne ferì almeno altri 13.

Come ricorda Hrw, i 12 imputati, sotto processo davanti al tribunale militare di Buea dal dicembre 2020, comprendevano il proprietario della scuola, il preside e quattro insegnanti. Il tribunale ha dichiarato quattro colpevoli di terrorismo, secessione, ostilità contro la patria, omicidio, possesso di armi e munizioni illegali e insurrezione. Ha condannato altri quattro imputati a cinque mesi di carcere e a una multa di 50.000 franchi Cfa (89 dollari) per aver presumibilmente omesso di segnalare la ricezione di una minaccia da parte dei combattenti separatisti. Il tribunale ha assolto gli altri quattro.

Secondo l’organizzazione, oltre all’uso di un tribunale militare per processare i civili, il processo è stato inficiato da “gravi irregolarità procedurali”, come la violazione del diritto degli imputati di contestare le prove contro di loro e di presentare prove a propria difesa. Due insegnanti sono stati assolti. “Le vittime del massacro di Kumba hanno il diritto di aspettarsi un’indagine efficace e che i responsabili siano assicurati alla giustizia in un processo equo”, ha dichiarato Ilaria Allegrozzi, ricercatrice senior per l’Africa di Human rights watch. “Invece, le autorità camerunesi sembrano aver incanalato le persone in un processo fasullo davanti a un tribunale militare, con un risultato predeterminato, coronato dall’imposizione della pena di morte che è illegale secondo la legge internazionale sui diritti umani”.

Il 24 ottobre 2020, uomini armati hanno preso d’assalto la Mother Francisca Bilingual Academy, una scuola privata nel quartiere Fiango di Kumba. Nessuno ha rivendicato la responsabilità delle uccisioni, ma il governo ha incolpato i separatisti armati che dal 2017 hanno chiesto il boicottaggio dell’istruzione nelle regioni anglofone.

Gli avvocati della difesa hanno descritto a Hrw le molteplici irregolarità procedurali del processo, compresa “l’intrinseca mancanza di indipendenza ed equità del processo che i civili affrontano davanti a un tribunale militare”. Alla difesa non è stato inoltre permesso di esaminare i testimoni in modo incrociato; il procedimento non è stato tradotto dall’inglese o dal francese nell’inglese pidgin parlato dalla maggior parte degli imputati; gli accusati sono stati detenuti arbitrariamente; e l’uso della condanna a morte è preoccupante, elenca Hrw. “L’intero processo si è basato su prove circostanziali invece che su prove reali, e per tutto il processo l’accusa non ha portato nessun testimone a cui potessimo fare domande”, ha detto a Human rights watch Atoh Walter Chemi, il principale avvocato della difesa.

Gli avvocati della difesa hanno detto che l’accusa ha presentato tutte le sue prove in dichiarazioni scritte senza chiamare alcun testimone per essere interrogato sulle loro dichiarazioni. L’articolo  n. 336 del codice di procedura penale del Camerun permette la testimonianza scritta se un testimone non può comparire in tribunale, ricorda Hrw. Tali eccezioni dovrebbero essere rare e limitate alle occasioni in cui non è possibile produrre il testimone. Tali prove dovrebbero anche essere corroborate. Secondo l’organizzazione, quindi, “basare una condanna unicamente o prevalentemente sulla testimonianza per sentito dire non verificata di testimoni assenti viola gli standard di un processo equo”.

Tra gli imputati c’erano quattro insegnanti dell’Accademia Madre Francisca, la preside della scuola, la proprietaria della scuola e suo marito. Il giorno dell’attacco, Chamberlin Ntou’ou Ndong, l’alto funzionario del governo per la divisione Meme, un’area amministrativa che comprende Kumba, ha ordinato alla polizia di trattenere la proprietaria della scuola, suo marito e due insegnanti alla stazione di polizia di Kumba per “garantire la loro sicurezza”, citando potenziali rischi di rappresaglie da parte della comunità. Ma i famigliari delle vittime e i residenti di Kumba hanno detto a Human rights watch che era improbabile che qualcuno volesse far loro del male. “Questi insegnanti avrebbero dovuto essere portati al processo come testimoni, non come persone accusate”, ha detto Ikose Daniel Etongwe, un avvocato della difesa.

Quattro giorni dopo il massacro, il ministro delle Comunicazioni del Camerun ha detto che le forze di sicurezza avevano ucciso un combattente separatista che era presumibilmente tra i responsabili. A febbraio, i media locali hanno riferito che il portavoce dell’esercito aveva annunciato che elementi del Battaglione d’intervento rapido (Battallion d’intervention rapide, Bir), un’unità d’elite dell’esercito, avevano ucciso un altro combattente separatista noto come “sopra la legge”, che era anche presumibilmente coinvolto negli omicidi della scuola di Kumba.

Gli avvocati della difesa hanno anche precisato – riferisce Hrw – che l’accusa non li ha informati di queste uccisioni, né questa prova è stata menzionata nelle indagini preliminari. Durante il processo non è stato fatto alcun riferimento a queste operazioni militari, non è stata stabilita alcuna connessione tra i presunti combattenti uccisi e gli imputati, e la difesa non ha avuto la possibilità di sollevare alcuna domanda sulle persone uccise. Gli avvocati della difesa hanno anche detto che i 12 accusati sono stati inizialmente trattenuti senza accusa per più di 30 giorni nella stazione di polizia e nella brigata di gendarmeria a Buea, il che viola sia il diritto internazionale che il codice di procedura penale camerunese, precisa Hrw.

Il 14 settembre, gli avvocati della difesa hanno notificato al tribunale la loro intenzione di ricorrere in appello, ma è stato loro richiesto di pagare 200.000 franchi Cfa (352 dollari), l’importo delle multe inflitte dal tribunale militare ai quattro imputati, prima che il loro appello fosse accettato. Il 4 ottobre, il segretario del tribunale militare di Buea ha informato gli avvocati della difesa delle condizioni di appello, che includono un pagamento aggiuntivo di 420.000 franchi Cfa (739 dollari), una chiara barriera – secondo Hrw – all’appello in un procedimento di pena di morte.

Il processo, che non ha ricevuto l’attenzione dei media prima che il verdetto fosse pronunciato il 7 settembre, è iniziato nel dicembre 2020. Gli avvocati della difesa hanno detto che tutti i 12 imputati hanno dovuto presentare i loro casi in un giorno durante una “maratona di udienze” nel luglio 2021. Hrw ricorda che l’uso dei tribunali militari per processare i civili viola il diritto internazionale. I procedimenti dei tribunali militari tipicamente non proteggono i diritti processuali di base o soddisfano i requisiti di indipendenza e imparzialità, si legge nella nota.

Gruppi per i diritti umani, tra cui Human rights watch e Amnesty International, hanno precedentemente documentato processi militari in Camerun inficiati da gravi difetti sostanziali e procedurali in cui la presunzione di innocenza, il diritto a una difesa adeguata e l’indipendenza dei procedimenti sono tutti seriamente minati.

I tribunali del Camerun continuano a imporre la pena di morte, anche se l’ultima esecuzione segnalata nel paese risale al 1997. Il Camerun non ha ratificato il secondo protocollo opzionale al Patto internazionale sui diritti civili e politici sull’abolizione della pena di morte. La Commissione africana per i diritti umani e dei popoli ha da tempo invitato i governi africani ad abolire la pena di morte e ha adottato una risoluzione sulla sua abolizione. Il Comitato per i diritti umani delle Nazioni Unite, nel suo commento generale sul diritto alla vita, ha ribadito che laddove la pena di morte non è stata abolita, essa può essere imposta solo nelle circostanze più limitate per i casi più gravi e quando gli standard del processo equo sono stati osservati ai massimi livelli, in modo che la responsabilità penale della persona sia provata oltre ogni ragionevole dubbio.

La commissione ha notato che i processi in cui l’accusato non è stato in grado di interrogare i testimoni rilevanti o dove manca un effettivo diritto di appello, tra le altre violazioni, non sono processi equi e rendono qualsiasi imposizione della pena di morte arbitraria e una violazione. La commissione ha anche sottolineato che l’imposizione della pena di morte da parte di un tribunale militare su civili viola il diritto alla vita. “Il tribunale militare non avrebbe mai dovuto occuparsi di questo caso che coinvolge dei civili, e sembra aver fatto pochi sforzi per garantire il rispetto di base degli standard dei diritti umani”, ha detto Allegrozzi. “Se le autorità intendono fare giustizia per questo crimine atroce contro i bambini, devono portare un caso credibile davanti ai tribunali civili e chiedere conto ai responsabili secondo gli standard internazionali del giusto processo”. 

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