Attacco al campo profughi di Zamzam, Amnesty accusa le Rsf di crimini di guerra

di claudia

di Valentina Giulia Milani

Un rapporto di Amnesty International accende nuovamente i riflettori sugli orrori della guerra in Sudan. In particolare il documento si sofferma sulle violazioni che potrebbero costituire crimini di guerra durante l’attacco contro il campo sfollati di Zamzam, nel Darfur settentrionale.

Le Forze di supporto rapido (Rsf) hanno commesso uccisioni deliberate di civili, saccheggi, distruzioni di infrastrutture protette e altre violazioni che potrebbero costituire crimini di guerra durante l’attacco contro il campo sfollati di Zamzam, nel Darfur settentrionale, in Sudan. Lo afferma Amnesty International in un nuovo rapporto, in cui denuncia un’offensiva condotta tra l’11 e il 13 aprile 2025 con armi esplosive in aree densamente popolate e azioni indiscriminate che hanno costretto circa 400.000 persone alla fuga.

Il documento, intitolato “A refuge destroyed: Rsf violations in Darfur’s Zamzam camp for internally displaced persons”, ricostruisce la dinamica dell’attacco e l’avanzata dell’Rsf nella campagna per conquistare Al Fasher, città che il gruppo armato ha dichiarato di controllare dal 26 ottobre 2025. Amnesty riferisce uccisioni mirate, incendi dolosi, stupri, saccheggi, distruzione di moschee, scuole e strutture sanitarie, oltre a nuovi crateri individuati tramite immagini satellitari che indicano l’uso diffuso di armi esplosive in zone residenziali.

L’organizzazione afferma che anche attori esterni, in particolare gli Eau, hanno contribuito ad alimentare il conflitto attraverso forniture di armi all’Rsf, e chiede di estendere l’embargo sulle armi da Darfur all’intero Sudan. Amnesty sollecita inoltre la sospensione immediata dei trasferimenti di armamenti verso gli Eau per l’elevato rischio di diversione, oltre a indagini internazionali indipendenti sui crimini commessi.

Il rapporto si basa su ricerche condotte tra giugno e agosto 2025, con 29 interviste a sopravvissuti, testimoni diretti, operatori sanitari, analisti e giornalisti, integrate da analisi di foto, video e immagini satellitari. I civili colpiti chiedono assistenza umanitaria, protezione e meccanismi di responsabilità per le violenze subite. 

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