È di almeno sette morti e oltre 1.200 individui fermati dalla polizia, senza contare i danni subiti dai negozi saccheggiati e mezzi di trasporto danneggiati, il bilancio dei disordini che hanno travolto le periferie di Luanda e di altre città angolane nelle giornate di lunedì e martedì.
Lo ha comunicato il portavoce della polizia Mateus Rodrigues, parlando nel quarto punto stampa sulla sicurezza pubblica. Ha fornito il numero di quattro vittime civili uccise durante scontri e di un agente di polizia morto a Zango, nella provincia di Icolo e Bengo, durante un’operazione per garantire l’ordine pubblico. Il Jornal de Angola, a fine giornata, ha pubblicato un titolo sulla morte di almeno due persone, ieri, nelle proteste, nella provincia di Huambo.
Ieri, l’atmosfera è rimasta tesa, con rinforzi della polizia e la presenza di veicoli militari in punti strategici, ma anche nuovi episodi di saccheggi. L’Associazione Nazionale dei Tassisti dell’Angola (Anata) aveva inizialmente indetto uno sciopero pacifico di tre giorni con lo slogan “restate a casa” per protestare contro la graduale revoca dei sussidi per il carburante. Tuttavia, dopo le trattative con il Governo Provinciale di Luanda, l’Anata ha fatto marcia indietro e ha annunciato la cancellazione dello sciopero, prendendo le distanze dagli atti di violenza. Sembra tuttavia che lo sciopero sia continuato anche nel secondo giorno, anche sotto la pressione di una parte della popolazione
Diversi esercizi commerciali, banche e istituzioni pubbliche hanno scelto di rimanere chiusi e diverse aziende hanno costretto i propri dipendenti a lavorare da remoto per motivi di sicurezza, in seguito all’ondata di saccheggi, vandalismi e barricate che ha caratterizzato il primo giorno di sciopero, riporta O Guardiao. La Ferrovia di Luanda ha sospeso il sevizio ieri invocando motivi di sicurezza, ma rendendo ancora più difficili gli spostamenti in città.
I saccheggi e furti sono condannati dall’opinione pubblica, ma allo stesso tempo ‘compresi’ poiché sono frutto, dicono, dello stato di abbandono, da parte della classe governante, in cui si sente il popolo angolano. Più che uno sciopero di protesta, secondo alcuni, si è di fronte a una rivolta popolare.
Foto: Afp



