Algeria – Arrestato Said Bouteflika, fratello dell’ex presidente

di AFRICA

Said Bouteflika (al centro in una foto del 2012), fratello dell’ex capo di Stato algerino Abdelaziz Bouteflika costretto alle dimissioni un mese fa, è stato arrestato ieri assieme a due alti ufficiali dei servizi segreti algerini. A fermarlo sarebbero stati i servizi di sicurezza e la motivazione, secondo quanto riportato dai media algerini come Ennahar TV, sarebbe «complotto contro lo Stato». Il suo arresto rappresenta un’importante svolta nella situazione politica algerina in quanto Said, che ha servito a lungo  come consigliere di Stato, è stato considerato da molti il leader de facto dell’Algeria da quando suo fratello ha avuto un ictus nel 2013.

I due uomini arrestati insieme al fratello di Bouteflika sono il generale Mohamed Mediene, anche noto come Toufik, già a capo dell’intelligence algerina per venticinque anni fino al 2015, e l’ex coordinatore dei servizi Athmane Tartag, noto come Bashir.

I tre sono stati al centro di un’indagine avviata dai servizi di sicurezza, secondo quanto riportato dalla televisione algerina. In questo contesto, gli inquirenti hanno ascoltato numerosi consiglieri della presidenza, in relazione a dossier compromettenti che riguarderebbero gli interessi sensibili della sicurezza dello Stato.

Dagli interrogatori sarebbe emerso il coinvolgimento di Tartag, Toufik e Said Bouteflika in manovre politiche ostili e pericolose nei confronti del capo di stato maggiore dell’esercito, generale Ahmed Gaid Salah.

Nelle ultime settimane, sotto la pressione del movimento e su richiesta dell’esercito e in particolare del generale Salah, sono partite diverse inchieste su casi di corruzione contro potenti uomini d’affari e alti responsabili dello Stato. Come Ali Haddad, Issad Rebrab (considerato l’uomo più ricco di Algeria) e i fratelli Kouninef, quattro imprenditori noti per la loro vicinanza proprio a Said Bouteflika. Inoltre, recentemente è stato interrogato l’ex premier Ahmed Ouyahia per un caso di corruzione. Per finire, alcune personalità politiche del vecchio corso, come il presidente del Consiglio costituzionale, Tayeb Belaiz, si sono dimesse.

Secondo diversi opinionisti algerini, nel perseguire i membri dell’élite al potere, Gaid Salah spera di distanziarsi ulteriormente dall’entourage di Bouteflika e di mostrare sia la sua disponibilità sia la sua credibilità nel negoziare una transizione con l’opposizione.

Ciononostante, le proteste continuano (ormai da 11 settimane), in quanto i manifestanti vorrebbero un cambio radicale del “sistema” al potere prima di indire elezioni alle quali si dovrebbe arrivare con una gestione civile della transizione, in quanto le strutture politiche esistenti non possono garantire elezioni libere ed eque.

Le proteste in Algeria sono scoppiate a febbraio in seguito all’annuncio della ricandidatura per un quinto mandato del presidente ottantatreenne Bouteflika, il quale raramente è stato visto in pubblico da quando è stato colpito da un ictus nel 2013. Le dimostrazioni a livello nazionale alla fine hanno spinto Bouteflika a dimettersi, il 2 aprile scorso. Una settimana dopo, il Parlamento algerino ha nominato Abdelkader Bensalah presidente ad interim per i successivi 90 giorni. Da allora Bensalah, considerato molto vicino all’ex presidente, ha annunciato una nuova elezione presidenziale, fissata al 4 luglio.

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