Al-Shabaab e il futuro della Somalia

di claudia
miliziani del gruppo jihadista al Shabaab

Di Carol SimonettiCentro studi AMIStaDeS

“Harakat al-Shabaab al-Mujahideen” o più comunemente “Al-Shabaab” (in italiano “I Giovani”) è un’organizzazione islamista impegnata nel jihad contro i “nemici dell’Islam”. Attiva principalmente dal 2006, ha da sempre perseguito l’obiettivo di stabilire uno stato islamico fondamentalista nel Corno d’Africa basato sul Corano: la Grande Somalia. Attualmente controlla gran parte della regione della Somalia meridionale e piccoli territori in Kenya ed Etiopia lungo il confine con la Somalia, dove impone la sua versione rigorosa della Shari’a (legge islamica).      

Dal 2014, Al-Shabaab è gerarchicamente guidata dallo sceicco-emiro Ahmed Umar Abu Ubaidah, successore del leader Ahmed Godane – ucciso in un attacco di droni statunitensi nel 2014, al quale sottostanno diversi comandanti regionali. I miliziani erano riusciti ad espandere il loro potere in vaste zone delle campagne somali fino ad arrivare alla capitale Mogadiscio ma negli ultimi anni, grazie ai successi della campagna militare guidata dalla Missione dell’Unione Africana in Somalia (AMISOM), il gruppo si è allontanato dai maggiori centri abitati.

Nel 2012, dopo aver giurato fedeltà ad al-Qaeda, al-Shabaab ha iniziato ad eseguire una serie di violenti attacchi in Somalia e nei paesi limitrofi. La Somalia è un paese a prevalenza musulmana e l’ideologia di al-Shabaab può essere identificata come un congiunto di salafismo e wahabismo dell’Islam sunnita. Si basano sul takfir, la scomunica degli apostati o miscredenti, puniti con lapidazioni, amputazioni e decapitazioni. Inoltre, il gruppo si scontra frequentemente con operatori umanitari internazionali, attivisti somali e giornalisti, anche se permette ad alcune agenzie umanitarie di operare nelle aree sotto il suo controllo, probabilmente al fine di beneficiare dei beni e servizi ricevuti. Numerosi operatori umanitari affermano, infatti, di aver negoziato direttamente con i membri del gruppo.

Come al-Shabaab è riuscito ad acquisire il suo potere

In Somalia è tuttora in corso una violenta guerra civile che vide nella sua prima fase (1986-1991) la caduta del regime di Siad Barre per mano dell’Unione delle Corti Islamiche (UCI), un’organizzazione costituita per contrastare l’illegalità nel paese. L’UCI, grazie al sostegno dei tanti somali che vedevano nell’identità islamica l’unica forza istituzionale credibile, è diventata la prima organizzazione ad avere il controllo su Mogadiscio dal 1991. Nel dicembre 2006, le forze etiopi a maggioranza cristiana, con l’aiuto degli Stati Uniti, sono riuscite ad estromettere l’UCI dalla capitale somala, rispondendo alla richiesta d’aiuto del governo di transizione. L’organizzazione, quindi, si è dissolta all’inizio del 2007 e la maggior parte dei moderati fuggì in esilio nei paesi confinanti. Allo stesso tempo, i membri di al-Shabaab, movimento giovanile piuttosto indipendente dell’UCI, si ritirarono nella parte meridionale del paese dove iniziarono a contrastare violentemente le forze etiopi, riuscendo ad ottenere il controllo di terreni anche in alcune zone centrali.

In seguito ai colloqui di pace, l’ala moderata dell’UCI si è unita al governo di transizione e l’ex leader, Sharif Sheikh Ahmed, è diventato presidente della Somalia nel 2009, permettendo il ritiro delle forze straniere dal territorio somalo e, indirettamente, il potenziamento di al-Shabaab, che continuò fermamente a mettere in atto i suoi sforzi per stabilire la Shari’a a livello nazionale ed attaccare i rappresentanti del governo e le forze della missione africana. Solo nel 2011 la capitale riuscì a tornare nelle mani del governo federale di transizione.

All’inizio del suo mandato il gruppo prediligeva attentati, rapine a mano armata e omicidi. Dal 2008, con l’ottica di conquistare i somali, i miliziani iniziarono a cambiare strategia e visitare i villaggi, distribuendo viveri e denaro. Inoltre, soprattutto nel meridione, utilizzarono il dialogo con gli anziani dei clan per convincerli circa le loro buone intenzioni. Ed è proprio lì che riscossero maggior successo.

I terroristi di al-Shabaab costringono regolarmente i civili, inclusi donne e bambini, ad unirsi al loro progetto, mentre altri lo fanno volontariamente, spesso per motivi economici. La loro propaganda avviene attraverso i vari media, con contenuti doppiati soprattutto in inglese e somalo, ed è principalmente rivolta a giovani e adolescenti jihadisti in Somalia e Kenya, richiamando altresì i musulmani in tutto il mondo ad unirsi alla battaglia contro i nemici dell’Islam. Diffusa è la pratica del reclutamento di bambini rapiti dalle scuole e costretti ad arruolarsi ad appena nove anni e del rapimento di donne somale e keniote, costrette a sposarsi con i militanti.

Elezioni 2022: una luce in fondo al tunnel?

Il 31 marzo 2022, il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ha approvato all’unanimità la ATMIS, la nuova missione di transizione dell’Unione africana in Somalia che sostituirà l’AMISOM. Una pietra miliare per il paese somalo è rappresentata dalla conclusione delle recenti elezioni presidenziali del 15 maggio 2022 che ha visto Hassan Sheikh Mohamud sostituirsi all’ex presidente in carica dal 2017, Mohamed Abdullahi Mohamed. Inoltre, per la prima volta, una donna è stata eletta ai vertici del parlamento nella Camera del Popolo (Camera bassa). L’elezione di Saadia Yasin Haji Samatar rappresenta un grande passo avanti e uno spiraglio di progresso per una società in gran parte patriarcale. Tuttavia, nonostante l’importante traguardo, le donne rappresentano solo il 21% dei seggi parlamentari, ben al di sotto dell’obiettivo preposto del 30%.

Tante sono state le irregolarità riscontrate durante tutto il processo di selezione dei membri del Parlamento, ripetutamente minacciato da tragici episodi di violenza e numerose vittime civili. Infatti, per tutto il periodo elettorale, al-Shabaab si è servito di ordigni esplosivi improvvisati e granate per compiere agguati e tentativi di assassinio verso funzionari governativi, delegati elettorali e forze di sicurezza.

Hassan Sheikh Mohamud
Il presidente Hassan Sheikh Mohamud

Questo pacifico trasferimento di potere crea condizioni favorevoli al dialogo nazionale e offre una tanto attesa opportunità di progresso, nonché la cooperazione e la riconciliazione nazionale, che mirano a migliorare le relazioni tra il governo centrale e i suoi sei stati federali. Le attività di transizione dei due governi si sono soffermate sul contrasto di al-Shabaab, quindi sulla formazione e potenziamento delle forze di sicurezza somali, nonché sui finanziamenti atti ad aumentare il supporto strategico al governo federale.

È inoltre fondamentale che i partner internazionali sostengano con tutti i possibili mezzi il governo somalo, promuovendo il rafforzamento delle forze di sicurezza locali e stimolando la libera e sicura circolazione di merci e persone, affinché Mogadiscio possa assumersi la completa responsabilità della sicurezza del paese. In seguito alle elezioni, e al fine di sostenere il neoeletto presidente, gli Stati Uniti di Biden hanno deciso di ridistribuire almeno 500 soldati nel territorio somalo con l’obiettivo di addestrare le forze locali al contrasto delle milizie islamiche, annullando l’ordine dell’Amministrazione Trump di ritirare le forze antiterrorismo americane che si trovavano nel territorio. Secondo l’African Center for Strategic Studies, dal ritiro delle truppe statunitensi, il numero di attacchi di al-Shabaab è aumentato del 17%, mentre quello degli scontri con le forze di sicurezza del 32%.

La situazione sicurezza rimane altamente volatile in tutto il paese. Il recente governo, oltre a contrastare la continua minaccia jihadista, dovrà porsi l’obiettivo di trovare soluzioni sostenibili alle emergenze di un paese che si trova costantemente sull’orlo della carestia e affronta siccità ricorrenti, inondazioni e conflitti interni. 

Sitografia

https://www.un.org/press/en/2022/sc14900.doc.htm

https://institute.global/policy/what-al-shabaab

https://www.cfr.org/backgrounder/al-shabab

https://www.counterextremism.com/threat/al-shabaab

https://www.csis.org/blogs/examining-extremism/examining-extremism-harakat-al-shabaab-al-mujahideen-al-shabaab

https://cisac.fsi.stanford.edu/mappingmilitants/profiles/al-shabaab#text_block_18781

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