05/11/13 – Tunisia – Mediatori gettano spugna, stop a dialogo nazionale

di AFRICA

 

Anche se nessuno vuole ammetterlo ufficialmente, il diagolo nazionale tra maggioranza e opposizioni tunisine è fallito, almeno in questo format, perchè le posizioni dei due schieramenti sono inequivocabilmente inconciliabili.

I primi a rendersene conto sono stati i quattro mediatori (il forte sindacato Ugtt, l’Unione degli industriali, l’Ordine nazionale forense e la Lega per la Difesa dei Diritti dell’Uomo) che, amaramente, hanno dovuto prendere atto che il loro coraggioso tentativo si è incagliato, suddividendo comunque equamente le responsabilità tra gli schieramenti e quindi, abbastanza sorprendentemente, non salvando nessuno A segnare il punto di non ritorno della trattativa è stata la incolmabile distanza tra le due parti, ciascuna convinta d’essere la sola abilitata a imporre il nome del futuro premier.

Ma le rispettive prospettive sono di per sè antitetiche, perchè la troika (i partiti di governo Ennahda, Ettakatol e Congresso per la Repubblica) si fa forte di una maggioranza in seno all’Assemblea costituente che è però superata dall’evoluzione politica del Paese; le opposizioni, che si sentono a loro volta maggioranza per come la piazza ha risposto alle loro istanze, pensano di essere legittimate a dare loro e non altri il nome del futuro premier. Un muro contro muro, quindi, assolutamente irrisolvibile, almeno sino a quanto qualcuno non accetterà di fare il classico passo indietro. Ma i segnali che sono venuti da ieri sera, quando il dialogo è stato sospeso ma con esigui margini per ricucire le distanze, sono chiarissimi. La maggioranza, con Ennahda a monopolizzarla, chiede di guidare il futuro governo, come se nulla fosse accaduto; come se, cioè, quattro mesi di proteste con centinaia di migliaia di persone a chiederne le dimissioni non fossero che un elemento collaterale della politica, come sembrano essere stati gli omicidi di due esponenti dell’opposizione, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi.

I loro avversari negano ormai ai partiti della troika la dignità politica a guidare un Paese che, sondaggi alla mano, non crede più in loro, avendo spostato gran parte del suo consenso soprattutto su Nidaa Tounes, partito laico e riformista, in qualche modo erede della politica della concretezza di Habib Bourhiba, di cui il suo leader, Beji Caid Essebsi, fu anche ministro. Quel che appare evidente è che la Tunisia è entrata in una fase delicatissima, in cui piuttosto che trovare un punto d’incontro, si tenta di fare di tutto per scompaginare i progetti e le speranze degli avversari. Come ad esempio la mossa a sorpresa della candidatura a primo ministro, avanzata dallo stesso Essebsi, del leader dell’Ugtt, Houcine Habassi, tentando di fare del sindacalista – di fatto il demiurgo e regista del quartetto dei mediatori – un giocatore quando, sino a ieri, è stato un giudice. Proposta già respinta da un irritato Habassi. * Diego Minuti -(ANSAmed).

 

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