Togo, scontri a Lomé: cresce la protesta contro Faure Gnassingbé

di claudia

Nel pomeriggio di ieri, sono scoppiati scontri tra manifestanti e forze di sicurezza in diverse zone di Lomé, la capitale del Togo, dove è in corso una profonda crisi politica. Il presidente Faure Gnassingbé (nella foto) si trova infatti ad affrontare crescenti pressioni da parte dell’opinione pubblica e di alcuni media per alcune recenti modifiche alla Costituzione, che potrebbero di fatto mantenerlo al potere a tempo indeterminato: a Lomé, ieri, la tensione era palpabile sin dal mattino e molte attività commerciali sono rimaste chiuse, mentre la polizia presidiava con una presenza massiccia le vie d’accesso e i centri del potere togolese: centinaia di manifestanti hanno eretto barricate di blocchi di cemento in diversi quartieri di Lomé, bruciando pneumatici e lanciando oggetti contro le forze di sicurezza.

Secondo le agenzie internazionali, jeep militari sono state schierate come rinforzi in alcune zone e la polizia ha disperso decine di manifestanti con gas lacrimogeni, arrestando una decina di persone nel quartiere di Bè, roccaforte dell’opposizione.

Ma non dovrebbe essere finita qui. Diversi gruppi della società civile e influencer dei social media hanno infatti indetto proteste pubbliche il 26 giugno, ma promettono di andare avanti a manifestare anche oggi e domani, dopo la repressione di altre proteste da parte del governo all’inizio di giugno: una coalizione di gruppi politici nota come “Giù le mani dalla mia Costituzione” ha dichiarato due giorni fa, tramite un un post su Facebook, di “esortare fermamente Faure Gnassingbé a rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti i circa cento prigionieri politici e ad adottare misure urgenti per ripristinare il potere d’acquisto della popolazione”, convocando quella che è stata definita una “manifestazione pacifica senza precedenti”.

Il leader del Togo, Faure Gnassingbé, è al potere dal 2005, dopo avere ereditato la presidenza alla morte del padre, e ha prestato giuramento a maggio anche in qualità di presidente del Consiglio dei ministri, un ruolo di potere che non ha limiti di mandato ufficiali ed è rieleggibile dal parlamento a tempo indeterminato. I politici dell’opposizione hanno denunciato l’accentramento del potere nelle mani di Gnassingbé come un “colpo di Stato costituzionale”. 

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