La presenza dell’ex presidente Joseph Kabila a Goma, ormai roccaforte della ribellione dell’M23, sostenuta dal Ruanda, è stata sollevata ieri da un giornalista durante una conferenza stampa del governo congolese, tenuta dal portavoce Patrick Muyaya e dal ministro del Commercio, l’ex governatore del Nord Kivu Julien Paluku.
La reazione di Paluku, che durante la presidenza di Kabila ha governato la tormentata regione per ben 12 anni, e le sue dodici domande provocatorie fanno oggi il giro della stampa. Nel suo intervento ha messo in evidenza l’incoerenza dell’ex presidente, che ufficialmente per 18 anni ha combattuto la ribellione nell’est del Paese, e oggi si farebbe proteggere proprio da essa.
«È questo il figlio di suo padre, il presidente Laurent-Désiré Kabila, assassinato nel 2001 dalla mafia ruandese, che entra oggi a Goma, capitale del Nord Kivu, sotto il controllo degli stessi ruandesi? È questo il figlio dello Mzee (il saggio, com’era soprannominato Kabila padre), che ha rilanciato il dialogo di Sun City nel 2002 e riportato i ribelli dalla sua parte accettando la formula 1+4? (…) È lo stesso figlio dello Mzee che, al mio arrivo alla guida del Nord Kivu come primo governatore eletto, ha diretto le operazioni contro Laurent Nkunda», capo dell’allora ribellione filo-ruandese del Cndp. «È stato il figlio dello Mzee a chiedere al suo ministro di firmare gli accordi di pace del 23 marzo 2009, da cui è nato proprio il movimento del 23 marzo?».
Paluku accusa Kabila di aver affidato la propria sicurezza a coloro che un tempo aveva osteggiato, un capovolgimento di alleanze che scuote anche i suoi ex lealisti. «Diffonde l’immagine di un ex presidente che si è trasformato da scudo a complice: un’accusa grave in un Paese in guerra», sottolinea il giornale online Infos27.
Facendo eco a Paluku, Patrick Muyaya è stato categorico: «Il presidente onorario è un uomo del passato: il passato della guerra, del compromesso sui nostri minerali con il Ruanda, della corruzione, delle tangenti – il popolo congolese non ne vuole più sapere».
Kabila, denunciando la presunta “tirannia” del regime attuale, sembra cercare di tornare sulla scena politica attraverso la provocazione. «Quando dite che porrete fine alla tirannia, come intendete farlo? Con una guerra?», ha dichiarato il portavoce governativo, accusando implicitamente Kabila di alimentare la confusione a Goma.