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    ItaliaHello, un ponte per i migranti

    di Marco Trovato 30 Luglio 2022
    Scritto da Marco Trovato

    di Valentina Geraci – Centro studi AMIStaDeS

    Oggi sempre più comunità migranti, richiedenti asilo, rifugiati e persone con background migratorio vivono sfide cruciali quotidianamente, tra barriere linguistiche e difficoltà di accesso ai servizi del nostro Paese. A rispondere a questi problemi, e al senso di emarginazione che ne è una inevitabile conseguenza, si impegna ItaliaHello, nata nel 2018 dalla Fondazione Americana USAHello.

    Si tratta di una piattaforma online gratuita per diffondere informazioni, tutorial e risorse di alta qualità tradotte da mediatori culturali in più lingue, veicolari e no. Complessivamente, ItaliaHello e UsaHello oggi vantano un team con persone di diverse competenze, provenienti da 15 diversi Paesi e con 14 lingue parlate.

    A raccontare la storia e il lavoro di Italia Hello, la direttrice Susanna Pietra, esperta di progettazione sociale e da 15 anni nel settore della cooperazione allo sviluppo e del no profit, sia in Italia che all’estero. Si è occupata di analisi, progettazione, valutazione e monitoraggio in Nord Africa e nei Balcani per conto di istituzioni italiane e agenzie dell’Unione Europea. Prima di accettare la sfida di ItaliaHello, ha diretto per sette anni l’Ufficio Otto per Mille della Chiesa valdese, uno dei principali enti donatori del Terzo Settore in Italia.

    Chi è e cosa fa Italia Hello?

    ItaliaHello è un’organizzazione che si occupa di favorire l’autonomia, la partecipazione attiva e l’indipendenza non solo di cittadini stranieri che arrivano nel nostro Paese, ma anche di tutte quelle persone che, pur trovandosi in Italia da parecchi anni, non godono ancora di una piena familiarità con la funzionalità e le dinamiche d tanti servizi e uffici pubblici.

    Per accorciare queste distanze, e in nome di una maggiore autonomia delle persone alle quali ci rivolgiamo, abbiamo messo in campo strategie a portata di persona con l’utilizzo di nuove tecnologie e, più in particolare, sfruttando le potenzialità del digitale e dei social network. Uno smartphone e l’accesso a internet diventano quindi una via alternativa per ricevere risposte in più lingue, senza dover necessariamente recarsi in un luogo o in ufficio fisico.

    Grazie all’utilizzo di software e di piattaforme on-line gratuite, le persone che si rivolgono a ItaliaHello possono quindi trovare sul loro cellulare una finestra di risposte ai dubbi amministrativi, lavorativi, della sanità o delle scuole italiane che li interessano direttamente e nei quali, altrettanto spesso, si barcamenano senza risultato.

    Lavoro e servizi locali, documenti spesso in italiano e linguaggi complessi. Rispetto all’accessibilità quotidiana dei migranti a tutto questo, quale fotografia ha Italia Hello della realtà in cui viviamo? I vostri servizi e le analisi che li precedono, cosa ci raccontano?

    La fotografia che ci ha fornito il nostro lavoro di ricerca e analisi, oltre agli incontri con le persone straniere e con le altre organizzazioni che si occupano di questi temi in Italia, non è molto positiva.

    Esistono tanti progetti e tante iniziative, anche a livello locale, che si impegnano a fornire traduzioni di informazioni e documenti tanto da un punto di vista amministrativo quanto da quello socio-culturale o economico. La pecca di questi servizi, a mio parere, è che spesso abbiamo traduzioni perfette da un punto di vista grammaticale, ma sono documenti che non mettono al centro la persona alla quale si riferiscono. In che senso?

    Noi siamo abituati a pensare che se tu parli o scrivi di un determinato servizio, basta offrire una traduzione in inglese, francese o arabo e il gioco è fatto ma la lingua, la comunicazione, la traduzione e il contesto culturale sono elementi interconnessi. Se io chiedessi a una persona araba, mai stata in Italia, di tradurre in arabo un documento per spiegare come richiedere il permesso di soggiorno in Italia, questa persona potrebbe potenzialmente tradurre in maniera eccellente il documento ma per primo, altrettanto probabilmente, non avrebbe una piena comprensione di dinamiche e processi.

    Ecco quello che manca nel nostro Paese. Con questo non voglio dire che i progetti o le iniziative promosse siano fatte male quanto che, molte volte, quel che manca è l’attenzione all’altro e al senso di autonomia, indipendenza e rappresentanza nel breve e nel lungo periodo, che come ItaliaHello ci impegniamo a garantire.

    ItaliaHello raccoglie l’esperienza degli Stati Uniti, portandola in Italia. Quali legami e quali differenze oggi con UsaHello?

    È stata una sfida enorme e, in un certo senso, possiamo parlare di una sfida che non finisce mai. Parliamo di due Paesi con contesti migratori, sociali, economici e culturali completamente differenti. Parliamo quindi anche di storie completamente diverse e questo influisce tantissimo sia sul modo con il quale è affrontato il tema migratorio in una realtà e nell’altra, sia sulle modalità con cui servizi per i migranti sono concepiti, sviluppati ed erogati.

    Fondamentale è anche la posizione geografica. L’Italia, porta del Mediterraneo, è molto più vicina come cultura al sud del mondo e si riconosce per l’importanza data all’interazione fisica e alla dimensione sociale tra persone. Consapevoli di questo, abbiamo da sempre cercato di creare un sistema ibrido in cui alle iniziative e alle progettualità in presenza si aggiungessero strumenti e canali digitali per coinvolgere un numero maggiore di persone. Infatti, se negli Stati Uniti tutto ciò che è digitale è ormai un tema sdoganato da parecchi anni, quando abbiamo cominciato a muovere i primissimi passi nel 2018 con Italia Hello, la reticenza e le perplessità sul tema erano tantissime. Grazie al lavoro con i vari focus group nelle varie città italiane abbiamo però presto avuto un riscontro positivo sull’uso del digitale e in un primo momento, siamo stati un centro informazioni on-line sulla burocrazia e sulla pubblica amministrazione in Italia.

    Con il passare dei mesi e con un numero sempre maggiore di utenti, abbiamo cercato di capire che cosa potesse essere per loro più utile e più strategico per raggiungere autonomia e indipendenza qui in Italia, anche per chi è da anni nel Paese e non conosce ancora bene alcuni servizi, la storia e la cultura italiana.

    I nostri utenti hanno infatti da subito dimostrato curiosità nell’avere a disposizione una piattaforma che potesse offrirgli informazioni in maniera totalmente gratuita, online e per nulla invasiva rispetto agli impegni quotidiani. Questi concetti legati alla traduzione, all’informazione e alla diffusione di concetti possono forse sembrare banali, ma non lo sono affatto. L’esperienza degli Stati Uniti ci ha fatto capire che non bisogna dare assolutamente per scontato le piccole cose e soprattutto ci hanno insegnato che cosa è importante tenere a mente quando si comunica con una persona straniera: la semplicità del linguaggio, la scelta delle singole parole, esempi pratici e ipotetiche soluzioni a problemi quotidiani.

    Questa la visione italiana dell’online e del digitale. E rispetto al tema della migrazione? Come guarda il nostro Paese a questo fenomeno?

    La prima cosa che ti dico è che il nostro Paese non guarda alla migrazione come a un’opportunità e questo fa sì che non riesca ad avere né la visione né gli strumenti per gestirla. Nel parlare di gestione non faccio riferimento soltanto all’accoglienza quanto a una ragionata apertura del nostro Paese ai flussi migratori attraverso canali che siano legali e che permettano alle persone di presentare domanda per arrivare nel Paese con criteri che siano facilmente conoscibili e altrettanto semplicemente spiegabili. Questo al di là anche delle persone che hanno bisogno di lasciare la loro terra colpita da catastrofi, guerre e conflitti e che avrebbero assolutamente diritto a strumenti di tutela differenti.

    Bisognerebbe dare maggiori certezze ed evitare che la vita di una persona straniera in Italia continui a essere una sorta di corsa ad ostacoli. Non sai mai quello che ti succederà, quando ti arriveranno i documenti né quali possono essere i tempi di attesa. Sei costretto a vivere nell’incertezza e questo non ti darà mai la sensazione di far parte di una comunità.

    Oggi in Italia si parla della mancanza di forza lavoro, perché non pensare allora anche all’inserimento in contesti lavorativi qualificati e privi di dinamiche di sfruttamento di persone straniere? Perché non riempire quelle necessità di forza lavoro a cui gli italiani non sono più in grado di rispondere? L’Italia è un Paese che ha tassi di natalità molto bassi. È un Paese che non cresce.

    A parte il decreto flussi, che ha tutta una serie di limiti di cui potremmo parlare, perché non pensare a delle possibilità d’accesso legali di lavoratori stranieri, sia con competenze specifiche sia meno specializzati? La migrazione non va letta esclusivamente in una logica emergenziale. Una risposta più realista e meno distorta permetterebbe canali di accesso legali e programmati su lungo periodo e una migliore organizzazione del lavoro sia per lo Stato che per il terzo settore, offrendo un accompagnamento a 360° della persona, anche fuori dalle logiche dell’emergenza.

    Quali soluzioni proponete? Puoi farci degli esempi?

    Al di là dei nostri singoli progetti, delle iniziative promosse e delle lezioni da portare a casa che ne seguono, gestire la complessità della vita quotidiana di persone straniere che arrivano in Italia non è affatto scontato né semplice.  Quello che noi cerchiamo è ripartire da cose molto semplici ma utili: accesso alle informazioni, tutorial per spiegare cosa succede, raccontare il contesto culturale e quindi uscire quella logica eurocentrica per spiegare i contesti culturali in un’ottica di reciprocità.

    Sul tema del lavoro, ItaliaHello si impegna a mettere a sistema quello che già esiste per far sì che le persone possano imparare in maniera autonoma a leggere un annuncio di lavoro o a sostenere un colloquio. Oggi il nostro progetto di inserimento lavorativo si compone di varie parti che vanno dai corsi di preparazione allo studio di competenze e curricula a tutta una parte che mette in contatto le persone straniere e i potenziali datori di lavoro e imprenditori per raccontarsi direttamente. Si creano quindi delle interazioni importanti, che possono tradursi in occasioni.

    L’esempio che vi faccio e che oggi ci rende molto fieri è quello di Job Clinic Online, uno strumento per aiutare i migranti e le aziende nella fase di ricerca di lavoro e di personale. Il software consente ai migranti di presentare le candidature direttamente dal proprio cellulare, dopo aver curato la loro documentazione, e agli imprenditori e alle aziende nazionali di avere un database dettagliato per la ricerca del profilo più consono per l’azienda. È partita come una piccola iniziativa ma ad oggi abbiamo più di 400 persone iscritte e molte aziende che ci contattano per segnalarci offerte di lavoro

    Possiamo definire Italia Hello un attore di cambiamento per la nostra società? E per i migranti nel nostro Paese?

    Quello che ci piace di ItaliaHello è il suo essere un’organizzazione che garantisce costantemente un’ampia partecipazione delle persone straniere. È importante che siano loro stesse a esprimere i propri bisogni e, con il nostro aiuto, a trovare delle soluzioni alle loro richieste.

    Sono loro ad assumere una posizione centrale, padroni della loro quotidianità e protagonisti della loro vita. Noi possiamo aiutarli nel fornire degli strumenti e siamo un trait d’union ma loro sono assolutamente in grado di rappresentarsi e di raccontare le loro difficoltà e i loro bisogni.

    Dobbiamo imparare sempre più a garantire tutto questo. Noi ci impegniamo con soluzioni che appaiono oggi più efficaci, più concrete e più utili per chi ancora troppo spesso è considerato solo beneficiario o soggetto passivo.

    Il vero cambiamento consiste nel rendere le persone autonome e indipendenti. Il cittadino informato è un cittadino consapevole che sa come muoversi e come contribuire in maniera attiva allo sviluppo della società e del Paese in cui vive. In questa ottica, ci piacerebbe poter lavorare sempre di più con le persone straniere per diventare tutti insieme un agente di cambiamento.

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    30 Luglio 2022 0 commento
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  • GrAfric NovelLibri

    Una graphic novel sulle “seconde generazioni”

    di claudia 29 Aprile 2021
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    Possiamo essere tutto è un romanzo di Francesca Ceci e Alessia Puleo (Tunué, 2020, pp. 96, € 12,50) adatto a piccoli e grandi lettori. Raja ha 22 anni e sogna di aprire una libreria. Amal ne ha 17, porta il velo e ama il teatro e l’arte moderna. Poi c’è Hadi, che con i suoi 11 anni è il più piccolo della famiglia e non sa ancora che non basta nascere in Italia per essere italiani. I genitori sono emigrati dal Marocco 15 anni fa e hanno iniziato una nuova vita a Roma. Raja, Amal e Hadi vivono in equilibrio tra due culture, appartenendo e partecipando a entrambe. Si sentono talvolta pressati dall’ansia classificatoria della società, ma la loro mente biculturale permette a tutti e tre di andare oltre, accogliendo ed elaborando una molteplicità di possibilità. Il libro, che gode del sostegno di Amnesty International, racconta, tra immagini e dialoghi, questa ordinaria straordinaria quotidianità.

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    di Stefania Ragusa 2 Settembre 2019
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