Sudan in fiamme: il Kordofan diventa l’epicentro del conflitto tra esercito e milizie paramilitari

di claudia

Nuova escalation nel conflitto sudanese: negli ultimi giorni i combattimenti più intensi si sono concentrati nello Stato del Kordofan meridionale, dove le Forze di supporto rapido (Rsf) hanno stretto un’alleanza sul campo con una fazione del Movimento di liberazione del popolo sudanese (Splm-N). Secondo quanto riportano diverse fonti internazionali, il nuovo fronte aperto dall’esercito sudanese mira a interrompere i collegamenti logistici e strategici tra il Kordofan e il Darfur, roccaforti delle Rsf.

L’esercito ha lanciato una serie di raid aerei riuscendo a riprendere il controllo delle località di Dibebad, Hamadi e Kauda, puntando così ad alleggerire la pressione su Dalanj e Kadougli, assediate dalle milizie paramilitari. L’avanzata militare minaccia ora direttamente Um Dehilib, dove si trova il quartier generale del leader ribelle Abdelaziz al-Helou. Un comunicato dell’esercito, citato da Radio France Internationale, riferisce inoltre che la guarnigione di Babanusah è riuscita a respingere un pesante attacco delle Rsf.

L’aviazione continua a colpire i convogli di rinforzo delle Rsf e i loro depositi di armi, nel tentativo di limitare le capacità operative delle milizie sul terreno. Nonostante ciò, le Rsf hanno risposto con una serie di attacchi aerei: nella città di el-Obeid, nel Kordofan settentrionale, un secondo bombardamento consecutivo con droni ha provocato la morte di cinque civili nel mercato centrale. Altre città colpite includono el-Rahad e Dabanga, anch’esse bersaglio dell’artiglieria pesante lanciata dalle posizioni Rsf a nord e a sud dello Stato.

Anche nel Kordofan occidentale, regione petrolifera al confine con il Sud Sudan, si sono registrati violenti scontri. A Khouy ed En Nahud le Rsf hanno saccheggiato villaggi, distrutto infrastrutture e costretto centinaia di residenti alla fuga. L’esercito ha risposto con attacchi aerei mirati su Abu Zabad, colpendo depositi di armi e postazioni nemiche.

Sotto tiro anche l’asse strategico che collega Khartoum al Kordofan, considerato vitale per il transito delle Rsf verso il Darfur. Il controllo di questa via rappresenta una priorità tattica per l’esercito regolare.

Nel frattempo, nuove prove confermano l’interferenza straniera nel conflitto. Le forze congiunte filogovernative operanti in Darfur hanno annunciato l’arresto di combattenti libici della brigata Sobol al-Salam, legata al feldmaresciallo Khalifa Haftar. Secondo le autorità sudanesi, i miliziani – intercettati mentre trasportavano munizioni per le Rsf – provenivano dalla zona di al-Kufra ed erano diretti verso il Kordofan Settentrionale. Il loro convoglio è stato bombardato dall’aviazione sudanese. La brigata ha confermato l’episodio, parlando però di un “fraintendimento”.

Dall’inizio del conflitto, esperti delle Nazioni Unite hanno ripetutamente accusato Haftar di fornire carburante e armi alle Rsf. La brigata Sobol al-Salam è inoltre sospettata di essere coinvolta nel traffico di esseri umani nel Sahara, alimentando una rete criminale transfrontaliera.

Intanto, la crisi umanitaria si aggrava. Centinaia di famiglie in fuga dalle zone di combattimento vanno ad aggiungersi alle oltre nove milioni di persone già sfollate dal conflitto scoppiato nell’aprile 2023, in uno dei più gravi disastri umanitari in corso nel continente africano.

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