Esattamente tre anni fa accadeva in Ciad una manifestazione antigovernativa repressa nel sangue, battezzata “giovedì nero”, nella quale secondo gli organizzatori, perirono circa 300 persone, 73 secondo le autorità. In questa occasione, Amnesty International denuncia l’impunità che circonda i fatti, qualificati di tentativo di insurrezione da parte delle autorità ciadiane.
Abdoulaye Diarra, dell’Ong, sottoliena che a oggi manca ancora un’indagine penale credibile che identifichi i responsabili e garantisca un procedimento equo. Citato da Rfi, ricorda che oltre ad almeno un centiniaio di morti ci sono stati almeno un centinaio feriti, 200 o 300 rinchiusi nel carcere di Koro Toro, dove si sono tenuti processi a porte chiuse, senza avvocati.
“La vicenda è finita nel dimenticatoio. Una legge di amnistia è stata adottata, siamo nel regno dell’impunità totale. Senza giustizia, senza lotta all’impunità, se in futuro verrò organizzata un’altra manifestazione, non ci sarà esitazione. Le famiglie stanno aspettando la verità e riparazioni. La giornata odierna non deve essere una giornata come le altre”, ha dichiarato Diarra.
Il 20 ottobre 2022, migliaia di persone sono scese in piazza a N’Djamena, la capitale, e in diverse altre città nel sud del Ciad, tra cui Moundou, Doba e Sarh, per protestare contro la decisione dell’allora governo di transizione di estendere il periodo di transizione di due anni.



