Nigeria: la violenza imperversa nel Benue, ecco cosa sta succedendo

di claudia

Il presidente nigeriano Bola Tinubu ha ordinato alle agenzie di sicurezza di porre fine all’ondata di omicidi nello Stato centrale di Benue, dove oltre 200 persone, negli ultimi giorni, sono morte in una serie di attacchi armati.

Soltanto venerdì, in tarda serata, uomini armati sospettati di essere pastori, hanno fatto irruzione nelle comunità di Yelewata e Daudu, nell’area di Guma, aprendo il fuoco e incendiando le case: almeno 100 persone, tra cui sfollati interni e cinque membri del personale di sicurezza, sarebbero rimaste uccise, mentre molte risultano ancora disperse.

Dopo una manifestazione di protesta contro la violenza a Makurdi, il presidente Tinubu ha descritto le uccisioni come “disumane e contrarie al progresso”. Migliaia di persone sono state costrette ad abbandonare le loro case e a fuggire da una violenza indiscriminata che, tuttavia, non è un fenomeno nuovo in Nigeria. Lo Stato di Benue, in particolare, è da anni al centro di un violento conflitto tra pastori e agricoltori, che ha causato la morte di migliaia di civili e di numerosi membri delle forze di sicurezza nella cosiddetta “Middle Belt nigeriana”.

Secondo quanto dichiarato dall’analista Kabir Adamu, responsabile della Beacon Security and Intelligence Limited, alla Bbc, il loro database ha registrato 1.043 morti nello Stato di Benue tra maggio 2023 e maggio 2025.

Nell’aprile 2022, oltre 25 civili sono stati uccisi in attacchi coordinati da presunti pastori Fulani nell’area di governo locale di Guma. Solo quest’anno, tra febbraio e maggio 2025, sono state registrate oltre 150 vittime nelle aree di Guma, Logo e Ukum. Un altro attacco, avvenuto a Gwer West il 25 maggio, ha causato almeno altre 20 vittime.

I pastori, per lo più appartenenti al gruppo etnico Fulani, si spostano alla ricerca di pascoli per il loro bestiame, il che li porta spesso a entrare in conflitto con i proprietari delle fattorie, che lamentano la distruzione dei raccolti e la contaminazione delle fonti d’acqua. Alcuni di questi pastori sono armati con pistole e fucili da caccia, sostenendo di dover proteggere il bestiame dai ladri. A peggiorare la situazione contribuisce anche il fattore religioso: la maggior parte dei Fulani è musulmana, mentre le comunità agricole del Benue sono in prevalenza cristiane. In molti accusano le autorità di non aver garantito sufficiente sicurezza e di non aver mai elaborato politiche in grado di conciliare le esigenze economiche di entrambe le comunità.

Nonostante le ripetute operazioni militari nella regione, gli attacchi continuano, alimentando una crisi umanitaria e una crescente insicurezza. Durante l’Angelus di domenica scorsa, anche Papa Francesco ha espresso la propria vicinanza, ricordando che molte delle vittime degli attacchi a Guma erano sfollati interni che avevano trovato rifugio presso una missione cattolica locale: “Prego per la sicurezza, la giustizia e la pace in Nigeria”, ha detto il Pontefice.

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