di Simona Salvi
Un rapporto delle Nazioni Unite accusa il governo del Sud Sudan di aver saccheggiato risorse pubbliche per favorire interessi privati, aggravando povertà, conflitti e crisi umanitarie.
Gli inquirenti delle Nazioni Unite hanno accusato le autorità del Sud Sudan di aver saccheggiato le ricchezze del Paese. “Il Paese è stato conquistato da un’élite predatrice che ha istituzionalizzato il saccheggio sistematico delle ricchezze nazionali per guadagni personali”, ha affermato in un rapporto la Commissione Onu per i diritti umani in Sud Sudan, creata nel 2016 dal Consiglio Onu per i diritti umani. Nel documento si afferma che i pagamenti fatti dalle autorità dal 2021 al 2024 sono un esempio della “grande corruzione” del Paese.
Dal 2011, il Sud Sudan è stato teatro di ripetuti conflitti armati, tra cui una guerra civile tra il 2013 e il 2018 in cui si stima siano morte 400.000 persone. La scorsa settimana, il primo vice presidente Riek Machar, le cui forze si sono scontrate con i soldati fedeli al presidente Salva Kiir nella guerra civile, è stato sospeso dal suo incarico dopo essere stato accusato di omicidio, tradimento e crimini contro l’umanità. Accuse che hanno inasprito le tensioni mai sopite tra Machar e Kiir. Inoltre il Sud Sudan deve fare i conti con i pesanti tagli agli aiuti umanitari esteri che riceve ogni anno. Ma nel rapporto si afferma che è la corruzione a spiegare meglio i persistenti problemi economici e umanitari del Paese, che conta quasi due terzi dei suoi 12 milioni di abitanti in condizioni di estrema povertà.
La commissione ha spiegato che il rapporto si basa su 173 incontri e interviste condotti dalla fine del 2022 alla fine del 2024, così come su documenti e dati finanziari del governo, sottolineando che la corruzione ha minato la capacità dell’esecutivo di rispettare i propri obblighi in materia di diritti umani e ha alimentato direttamente la violenza armata. “Intrappolate in una competizione a somma zero per il potere e il controllo delle risorse e del territorio, le élite del Sud Sudan continuano a perseguire fini politici di parte, mobilitando e sfruttando le differenze e le tensioni etniche”, si afferma nel documento.

Nel rapporto di 101 pagine si indaga sulle aziende associate a Bol Mel, che il presidente Kiir ha promosso a una delle cinque posizioni di vice presidente lo scorso febbraio. Nel 2017 il governo degli Stati Uniti ha sanzionato Bol Mel e due aziende a lui associate, affermando che una delle società avrebbe ricevuto un trattamento preferenziale da alti funzionari del governo per svolgere lavori stradali nel Paese. Altre due aziende riconducibili al vice presidente sono state poi sanzionate nel 2021.
Stando a quanto riferito alla Reuters da Joseph Szlavik, un lobbista che lavora per Juba a Washington, funzionari del Sud Sudan hanno chiesto all’amministrazione del presidente Donald Trump di revocare queste sanzioni durante colloqui bilaterali avuti di recente. Nel corso degli stessi colloqui le due parti hanno anche discusso dell’invio in Sud Sudan di altri migranti espulsi dagli Stati Uniti, come avvenuto già lo scorso luglio quando sono arrivate a Juba otto persone, di cui sette provenienti da Paesi terzi. Interpellato dalla Reuters, il dipartimento di Stato Usa non ha voluto entrare nel merito dei colloqui, ma ha sollecitato Juba a “iniziare a utilizzare le entrate pubbliche per rispondere ai bisogni pubblici della popolazione del Sud Sudan piuttosto che fare affidamento sull’assistenza internazionale”.
Secondo il rapporto delle Nazioni Unite, dal 2021 al 2024 il governo del Sud Sudan ha erogato circa 2,2 miliardi di dollari alle aziende affiliate a Bol Mel attraverso il programma fuori bilancio “Oil for Roads”. In alcuni anni, questo programma ha assorbito circa il 60% di tutti gli esborsi governativi. E nonostante questi esborsi, le aziende affiliate a Bol Mel hanno completato strade percorribili per un valore inferiore a 500 milioni di dollari, secondo il rapporto Onu, gonfiando il valore dei contratti di costruzione, sovrastimando la lunghezza delle strade, applicando tariffe superiori agli standard del settore e costruendo meno corsie di quelle concordate. Due delle tre aziende di Bol Mel citate nel rapporto sono state sanzionate dagli Usa nel 2021.
Più in generale, il rapporto afferma che le priorità di spesa pubblica non rispecchiano gli obblighi del governo nei confronti dei suoi cittadini, sottolineando che degli oltre 23 miliardi di dollari ottenuti dal giorno dell’indipendenza dalle entrate dell’export del petrolio ben poco è stato destinato per soddisfare bisogni urgenti come l’istruzione, la sanità e la sicurezza alimentare. Ad esempio, nel bilancio 2022-2023 sono stati stanziati più fondi per l’Unità medica presidenziale che per il sistema sanitario del Paese.
In una risposta scritta ufficiale inviata alla commissione Onu, il ministro della Giustizia Joseph Geng ha affermato che il rapporto si basa su cifre che non corrispondono ai dati forniti dal governo e attribuisce i problemi economici del Sud Sudan al conflitto, al cambiamento climatico e al calo delle vendite del petrolio. Un portavoce del vice presidente Bol Mel, contattato dalla Reuters, non ha commentato.



