di Enrico Casale
Il gruppo Wagner ha annunciato il ritiro dal Mali dopo oltre tre anni di presenza, ma il bilancio della sua missione è lontano dall’essere un successo. A sostenerlo è un rapporto pubblicato da The Sentry, organizzazione investigativa indipendente fondata da George Clooney e John Prendergast, intitolato “Mercenary Meltdown: The Wagner Group’s Failure in Mali”. Secondo l’analisi, la compagnia militare privata russa non è riuscita a raggiungere l’obiettivo per cui era stata ingaggiata: sconfiggere i gruppi jihadisti attivi nel Sahel.
I primi mercenari di Wagner sono arrivati a Bamako nel gennaio 2022 per sostenere la giunta militare maliana nella lotta contro il terrorismo. Tre anni e mezzo dopo, la compagnia ha annunciato la propria uscita, formalmente per lasciare spazio ad Afrika Corps, una nuova struttura creata da Mosca. In realtà, osserva The Sentry, il numero dei combattenti russi in Mali è rimasto pressoché invariato, perché molti ex mercenari di Wagner hanno firmato contratti con lo Stato russo e con la nuova formazione.
Dietro la retorica che sostiene che Wagner abbia assolto il suo compito e che la sua missione sia “compiuta”, la realtà appare molto più complessa. Il gruppo ha guadagnato fama di forza pronta al combattimento e ha rivendicato alcuni successi locali, ma la sua strategia in Mali è stata costellata da errori e sconfitte. Nonostante le operazioni condotte al fianco delle Forze armate maliane (Fama), i mercenari non sono riusciti a controllare le aree settentrionali e centrali del Paese, dove gruppi jihadisti e separatisti hanno continuato a rafforzarsi. Anzi, la violenza contro i civili è aumentata: attacchi indiscriminati, abusi e massacri hanno contribuito a minare la fiducia della popolazione nella giunta e nell’esercito.

Il rapporto documenta anche le tensioni tra Wagner e i militari maliani. Wagner avrebbe dovuto sostenere l’esercito e aiutarlo a migliorare efficienza e efficacia. All’interno delle Fama si è invece diffuso un clima di paura e disorganizzazione. Secondo l’analisi, i soldati locali hanno subito pesanti abusi e la struttura delle forze armate non si sarebbe rafforzata. La catena di comando, al contrario, si è caratterizzata per una cattiva gestione, con ordini poco chiari e contraddittori che hanno messo in difficoltà i militari sul terreno. La stessa giunta militare di Bamako si è spaccata, con diversi leader che diffidano l’uno dell’altro e coltivano rapporti personali con Mosca.
Un altro nodo riguarda il denaro. Wagner, denuncia The Sentry, spesso ha rifiutato di intervenire senza prima ricevere garanzie di pagamento. L’obiettivo principale del gruppo era ottenere concessioni minerarie, sul modello di quanto già fatto in altri Paesi africani, come la Repubblica Centrafricana. La giunta di Bamako, pur dipendente dal sostegno militare russo, ha mostrato resistenze a cedere il controllo del settore aurifero, limitando i margini di guadagno dei mercenari che per mesi non avrebbero ricevuto compensi regolari.
Il risultato è che la presenza russa, secondo The Sentry, non ha portato stabilità, ma ha alimentato l’instabilità interna, moltiplicato le violenze e acuito le divisioni tra le autorità maliane. “Il caso del Mali dimostra che Wagner non è infallibile. Può fallire e questo dovrebbe essere un monito per altri governi africani che pensano di affidarsi ai mercenari russi o alla nuova Africa Corps”, scrive l’organizzazione.
Il rapporto chiede l’apertura di un’indagine della Corte penale internazionale sui crimini di guerra attribuiti a Wagner, invoca giustizia per le vittime dei massacri, come quello di Moura del 2022, e suggerisce sanzioni mirate contro esponenti vicini al ministro della Difesa Sadio Camara. Secondo The Sentry, le compagnie minerarie internazionali dovrebbero rinunciare a qualsiasi legame con individui o società legati a Wagner.
In definitiva, la parabola maliana mostra i limiti della strategia russa nel Sahel. Wagner, chiamata a colmare il vuoto lasciato dal ritiro francese, ha fallito la sua missione. Non ha sconfitto il jihadismo, non ha conquistato le miniere e ha lasciato dietro di sé violenza, sospetti e divisioni.



