di Valentina Giulia Milani
Medici senza Frontiere traccia un allarmante rapporto circa la condizione del Darfur settentrionale. Dal maggio 2024, l’inasprirsi del conflitto tra le Forze armate sudanesi e le Forze di supporto rapido ha gettato la popolazione civile in una condizione di sofferenza estrema. “Un’ondata di violenza che deve finire”.
Uccisioni di massa, attacchi a sfondo etnico, rapimenti, violenze sessuali e carestia: è il drammatico bilancio che Medici senza frontiere (Msf) denuncia nel rapporto pubblicato nei giorni scorsi, intitolato “Assediati, attaccati, affamati, sulla situazione nel Darfur settentrionale”. L’organizzazione umanitaria lancia l’allarme su un possibile attacco su vasta scala contro la città di El Fasher, che metterebbe a rischio centinaia di migliaia di civili.
Dal maggio 2024, l’intensificarsi del conflitto tra le Forze armate sudanesi (Saf) e le Forze di supporto rapido (Rsf), con i rispettivi alleati, ha causato sofferenze estreme alla popolazione civile, intrappolata nei combattimenti o presa di mira, in particolare per motivi etnici. Secondo Msf, i gruppi non arabi, in particolare Masalit e Zaghawa, sarebbero i principali bersagli delle violenze.
Basandosi su oltre 80 interviste condotte nell’arco di un anno con sfollati provenienti da El Fasher e dal campo di Zamzam, il rapporto descrive una realtà di saccheggi sistematici, bombardamenti indiscriminati, attacchi a infrastrutture civili e sanitarie, oltre a condizioni di fame estrema. Le Rsf e i loro alleati avrebbero condotto un’offensiva di terra su Zamzam nell’aprile 2025, causando lo sfollamento di circa 400.000 persone in meno di tre settimane. Molti si sono rifugiati a El Fasher, dove ora sono accerchiati, senza accesso ad acqua, cibo o cure mediche.

“Questa ondata di violenza deve finire”, ha dichiarato Mathilde Simon, responsabile degli affari umanitari di Msf, denunciando l’indifferenza della comunità internazionale. L’organizzazione ha dovuto interrompere le attività mediche a El Fasher nell’agosto 2024 e nel campo di Zamzam nel febbraio 2025, a causa degli attacchi ripetuti contro le strutture sanitarie, compresi i raid aerei delle Saf.
I racconti raccolti parlano di esecuzioni sommarie, blocchi etnici ai posti di controllo, stupri di massa e famiglie costrette a nutrirsi con mangime per animali. Una donna ha riferito che “solo le madri con bambini piccoli potevano attraversare il confine con il Ciad. Gli uomini sopra i 15 anni venivano separati e poi si sentivano gli spari”.
Msf chiede con urgenza la cessazione delle violenze contro i civili, il ritiro dell’assedio di El Fasher e l’apertura di corridoi umanitari sicuri. «È necessario un intervento internazionale deciso per fermare questa spirale di atrocità e garantire accesso immediato agli aiuti», ha dichiarato l’organizzazione. I recenti annunci di cessate il fuoco locale non si sono tradotti in miglioramenti concreti sul campo e, conclude Msf, “il tempo sta per scadere”.