Cronache da Bangui, dove la fame fa più paura del covid

di Stefania Ragusa

Una calma tesa regna a Bangui e nel resto della Repubblica Centrafricana a ridosso di un fine settimana in cui non si sarebbero registrati scontri. «Nella capitale la vita quotidiana è resa difficile dal fatto che sono ostacolati i rifornimenti di derrate alimentare, con la conseguenza che i prezzi degli alimenti di base, come il pane, la farina sono aumentati. Scarseggiano la frutta, la farina di manioca – la base dell’alimentazione locale – che solitamente provengono dalle campagne. La gente è rassegnata e auspica che si trovi presto una risoluzione alla crisi. Ancora una volta la popolazione, che non aspira ad altro che a una vita serena, è stretta tra l’incudine e il martello di un conflitto in cui gli interessi sono tutt’altro che quelli del benessere dei civili», dice a Africa Rivista il dottor Dario Mariani, rappresentante Paese di Medici con l’Africa Cuamm, raggiunto telefonicamente a Bangui.

Dal suo ufficio presso l’ospedale pediatrico della capitale – l’unico in tutto il Paese di 4,7 milioni di abitanti – il dottor Mariani fa sapere che la struttura ha ancora scorte di farmaci e riserve per circa un mese. «Tutto il personale, espatriato e centrafricano, è stato richiamato a Bangui per motivi di sicurezza», spiega. «La città è blindata dai soldati della Minusca, la missione delle Nazioni Unite, dai militari centrafricani e dai collaboratori russi. Nel resto del Paese sarebbe difficile garantire la sicurezza del personale poiché la situazione è ancora volatile e incerta».

Da quando si è riacceso il conflitto tra una coalizione di gruppi ribelli e le autorità centrali, a fine dicembre, l’ospedale pediatrico ha visto diminuire i ricoveri di bambini bisognosi di cure: le famiglie molto probabilmente non se la sentono di rischiare mettendosi in viaggio verso la capitale. «Le patologie infantili più diffuse sono la malaria, la malnutrizione severa, che colpisce tra il 2 e il 3% dei bambini, le diarree e altre patologie gastrointestinali. Il covid-19, in questo preciso momento, non è la priorità, anche perché mancano i test diagnostici. Di fatto però, non stiamo assistendo a casi di decessi così elevati».

Il Cuamm è presente in Repubblica Centrafricana dal 2018, quando è subentrato all’organizzazione Emergency. Si occupa a pieno regime del supporto all’ospedale pediatrico di Bangui, in stretta collaborazione con Action contre la Faim (Acf) e l’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma. Il supporto contribuisce a migliorare l’assistenza clinica ai bambini e la capacità gestionale amministrativa dell’ospedale, la cui responsabilità continua a competere alle pubbliche autorità.

Dal 1° dicembre 2019 Cuamm fornisce inoltre assistenza tecnica per formare e affiancare lo staff delle Équipes Cadres Régionales e Équipes Cadres des Districts di 6 regioni sanitarie e 14 distretti prioritari, nell’ambito del progetto diretto dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Recard), finanziato dal Fondo Bekou della Commissione Europea.

(Céline Camoin)

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