“Black Tea” arriva in sala: un racconto poetico tra amore, identità e culture

di claudia

di Annamaria Gallone

Dal regista del capolavoro candidato all’Oscar “Timbuktu” il 15 maggio arriva al cinema “Black Tea” di Abderrahmane Sissako. “Un’opera intensa e riflessiva, che indaga le sfumature dell’amore, della ricerca di sé e dell’incontro tra mondi diversi.”

Un film profondo e contemplativo, che esplora la complessità dell’amore, dell’identità e delle culture. Questo è BLACK TEA, l’ultimo film di ABDERRAHMANE SISSAKO, uno dei più famosi registi africani, conosciuto a livello internazionale, pluripremiato per le sue opere, candidato all’Oscar come migliore film straniero nel 2015 per il suo film Timbuktu. Black tea uscirà in sala il 15 maggio e non dovete perderlo.

Questa volta Abderrahmane cambia rotta, lascia l’Africa, ci porta in Cina e per la prima volta ci racconta una storia romantica. Dopo aver detto “no” nel giorno delle sue nozze, Aya lascia la Costa d’Avorio per iniziare una nuova vita a Guangzhou, in Cina, nel quartiere chiamato Chocolate City. In questa enclave dove la diaspora africana incontra la cultura cinese, Aya viene assunta in un negozio che esporta tè. Il negozio è proprietà Cai, un uomo cinese mauro, che decide di iniziare Aya al gong fu cha, l’antica arte di preparare il tè. Nell’intimità del retrobottega, la loro relazione lentamente si trasforma in un tenero amore.

La protagonista, interpretata da una bravissima Aïcha Konaté, è una figura enigmatica e affascinante che si muove tra due mondi culturali diversi con grazia e determinazione.

Il film è anche una riflessione sulla globalizzazione e sulle sue conseguenze, sul valore delle tradizioni e sull’incontro di culture diverse. Due mondi si incontrano e si scontrano e il film ci mostra la complessità e le contraddizioni di questo incontro. Il regista affronta il tema con grande delicatezza e il suo linguaggio visivo è potente e suggestivo, con la sua solita raffinata ricerca estetica, che contribuisce a creare un’atmosfera onirica.

Forse le prime tracce di Black Tea sono già individuabili in una scena di Waiting for Happiness–dice Sissako- Un immigrato cinese sta cenando con una donna africana, e si ritrova a cantare con il karaoke. In questa scena, affrontavo quello che considero un tema fondamentale: gli incontri. Quanto all’identità culturale, non esploro mai i miei personaggi in base a come vengono definiti dalla loro appartenenza a un particolare gruppo di persone. Ho l’impressione che coloro che lasciano il loro Paese lo abbiano già abbandonato da tempo, a livello mentale, ben prima del loro viaggio vero e proprio.

In Black Tea, a prescindere dal mondo di provenienza, gli interpreti hanno in comune un desiderio di vivere una vita felice. E non a caso in sottofondo la straordinaria Fatoumata Diawara canta in bambara di Feeling good di Nina Simone.

Il film è stato girato in parte a Taiwan, con riprese anche a Capo Verde, ma per il regista non è importante l’ubicazione geografica: si è proposto di parlare della sua Africa con il resto del mondo. E può sembrare poco credibile che Aya parli perfettamente cinese, ma il tutto rientra nella visione onirica, incurante della piatta realtà.

Di Africa parla anche The fly of the bol, creato nell’ottobre 2020, nato dai numerosi viaggi di Damon Albarn in Africa e dal suo incontro con il regista Abderrahmane Sissako . Trasportato dalle voci e dall’energia di cantanti, attori, ballerini e musicisti africani ed europei, questo spettacolo/racconto, è un omaggio e un canto d’amore verso il continente africano.

“Realizzare quell’opera con Damon Albarn, un musicista britannico, e con ballerini e cantanti provenienti da tutto il mondo, ha alimentato il mio desiderio di mettere in evidenza relazioni che danno vita ad armonia. Black Tea preannuncia ciò che il mondo diventerà inevitabilmente, un luogo in cui tutto viene creato attraverso gli incontri. Ne è la prova il nostro mondo in movimento, che è diventato globalizzato, nel bene o nel male. Ma non ho abbandonato l’approccio politico in questo film: quando uno dei personaggi afferma che la Via della Seta non funziona più, questo è un modo per dire che non possiamo più costruire ponti fra i Paesi con l’unico scopo di trasportare beni materiali. Quei ponti devono anche servire a collegare esseri umani” afferma ancora il regista. E continua: sono convinto che sia questo il nostro futuro. Identità diverse continueranno a esistere ma si integreranno a vicenda. Il mio primo film, October, è stato ispirato dalla mia vita come africano in Russia. Ho adorato quel Paese. Ci ho vissuto per dieci anni. Ho imparato moltissimo, anche quando ho vissuto sulla mia pelle il rifiuto, che non aveva nulla a che fare con il razzismo, ma piuttosto con l’incomprensione.

BIOGRAFIA E FILMOGRAFIA ABDERRAHMANE SISSAKO / REGISTA

Nato in Mauritania nel 1961 e scresciuto in Mali, Abderrahmane Sissako ha frequentato la scuola di cinema VGIK di Mosca in Unione Sovietica, dove ha prodotto i suoi primi cortometraggi.

LUNGOMETRAGGI, CORTOMETRAGGI E DOCUMENTARI
2024 BLACK TEA
2014 TIMBUKTU
Selezione ufficiale, Festival del Cinema di Cannes (Premio della giuria ecumenica e Premio
François Chalais) – Nominato agli Academy Award per Miglior film in lingua straniera –
Vincitore di 7 premi Cesar, inclusi Miglior regista, Miglior film e Migliore sceneggiatura
2010 JE VOUS SOUHAITE LA PLUIE (cortometraggio)
2008 STORIES ON HUMAN RIGHTS (segmento: N’DIMAGU– DIGNITY)
2007 TIYA’S DREAM / 8 (cortometraggio)
2006 BAMAKO I Fuori concorso, Festival del Cinema di Cannes
2002 WAITING FOR HAPPINESS I Un Certain Regard, Festival del Cinema di Cannes
1998 LIFE ON EARTH I Directors’ Fortnight – Festival del Cinema di Cannes
1997 ROSTOV-LUANDA (documentario)
1996 SABRIYA (cortometraggio)
1995 LE CHAMEAU ET LES BÂTONS FLOTTANTS (cortometraggio)
1992 OCTOBRE (cortometraggio)
1989 THE GAME (cortometraggio)
OPERA
2020 LE VOL DU BOLI

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