di Enrico Casale
Dopo le mobilitazioni in Madagascar, centinaia di giovani marocchini hanno manifestato in diverse città per denunciare disuguaglianze, disoccupazione e carenze nei servizi essenziali. Arresti a Rabat, Casablanca, Agadir, Tangeri e Oujda al terzo giorno consecutivo di proteste.
Decine di giovani sono stati arrestati in diverse città del Marocco, tra cui Rabat, Casablanca, Agadir, Tangeri e Oujda, durante il terzo giorno consecutivo di proteste per chiedere riforme nei settori della sanità e dell’istruzione. Lo riferiscono l’Associazione marocchina per i diritti umani (Amdh) e testimoni citati da Afp e Reuters.
Secondo l’Amdh, solo a Rabat sono stati fermati oltre 60 manifestanti, mentre in altre città il numero dei detenuti non è stato precisato. Tra i fermati, poi rilasciati, anche attivisti come Najat Anouar, presidente di un’associazione per l’infanzia. Nel fine settimana erano già state arrestate più di 100 persone.
Le proteste sono state organizzate da reti giovanili anonime come Moroccan Youth Voice e GenZ 212, che utilizzano i social media e piattaforme digitali come Discord per mobilitare i partecipanti. Gli slogan dei manifestanti denunciavano la costruzione di stadi in vista dei Mondiali Fifa 2030, a discapito di ospedali e scuole: “Gli stadi ci sono, ma dove sono gli ospedali?”, hanno scandito i giovani nelle piazze.
Il movimento riflette la situazione critica della cosiddetta Generazione Z marocchina, composta da giovani tra i 15 e i 34 anni, circa 11 milioni di persone, pari al 29,5% della popolazione totale del Paese. Nonostante l’accesso diffuso a Internet e ai dispositivi mobili, molti di loro si trovano esclusi dal sistema educativo e dal mercato del lavoro. Oltre un quarto dei giovani tra i 15 e i 24 anni sono Neet (Not in Education, Employment, or Training), privi di istruzione, formazione o impiego. Il tasso di disoccupazione giovanile raggiunge il 36,7%, con punte del 48,4% nelle aree urbane, mentre tra i laureati universitari nel 2024 il 25,7% risultava senza lavoro.
Le condizioni di lavoro sono altrettanto precarie: oltre il 73% dei giovani lavoratori non ha un contratto scritto e più del 41% lavora senza retribuzione, soprattutto nelle zone rurali. La morte di diverse donne in un ospedale pubblico di Agadir ha ulteriormente alimentato l’indignazione della popolazione e la frustrazione dei giovani, che denunciano un sistema che sembra privilegiare grandi opere e progetti sportivi a discapito dei servizi essenziali.
In risposta a queste difficoltà, GenZ212 e altri gruppi giovanili hanno organizzato manifestazioni diffuse nelle principali città marocchine, reclamando riforme del sistema educativo e sanitario, maggiore accesso a opportunità lavorative dignitose e una partecipazione politica più concreta. Le proteste del 29 settembre 2025, così come quelle dei giorni precedenti, hanno visto centinaia di giovani riunirsi per rivendicare un futuro più equo, denunciando disuguaglianze sociali e la marginalizzazione della loro generazione.
Nonostante le difficoltà, la Generazione Z marocchina continua a farsi sentire, cercando di superare le barriere dell’esclusione e di costruire una società più inclusiva. Le manifestazioni degli ultimi giorni dimostrano che, dietro i dati sulla disoccupazione e la precarietà, c’è una mobilitazione crescente di giovani determinati a reclamare i propri diritti e a ottenere attenzione dalle istituzioni.



