Prima pugile somala alle Olimpiadi, Ramla Ali oggi difende chi è più vulnerabile. Dal ring ai campi profughi di Dadaab, porta sport, resilienza e modelli positivi.
C’è una pugile di origine somala che, dopo aver combattuto sul ring la sua battaglia personale, ora dedica la sua vita ad aiutare altre donne e ridare loro una speranza. Si chiama Ramla Ali, 36 anni e oggi vive a Londra. Costretta a fuggire e a rifugiarsi a Londra con la sua famiglia dopo che suo fratello fu ucciso durante la guerra civile, ha trovato nella la boxe, da adolescente, non solo un modo per acquisire fiducia in se stessa, ma anche uno scudo protettivo contro il bullismo. Con il tempo questa disciplina si è trasformata nella sua più grande passione, portandola a conquistare il traguardo delle Olimpiadi. Nel 2020 è stata la prima pugile a rappresentare la Somalia alle Olimpiadi di Tokyo e la prima a vincere una medaglia d’oro internazionale per il Paese nel pugilato.
Con il tempo ha dato vita nel 2018 al Ramla Ali Sisters Club, un’organizzazione no-profit che offre lezioni gratuite di sport e boxe per donne affinché nessuna possa essere esclusa dallo sport. “Le lezioni saranno sempre gratuite, e ogni donna è benvenuta, indipendentemente dall’esperienza nella boxe, dalla razza o dalla religione” si legge sul suo sito. Il club accoglie anche donne sopravvissute a violenze domestiche e chi cerca spazi riservati alle donne, come le musulmane che vogliono allenarsi con o senza hijab.
Oggi Ramla Ali è pugile, modella e ambasciatrice Unicef. La lotta sul ring si è trasformata in una battaglia più ampia nella vita reale: difendere le persone vulnerabili e dare loro strumenti per cambiare il proprio futuro. La sua ultima iniziativa, racconta la Cnn, l’ha portata in Kenya, all’interno dei campi profughi di Dadaab, uno dei più grandi del mondo. Come ambasciatrice UNICEF, Ali ha incontrato rifugiate, famiglie e insegnanti che vivono nei campi, ascoltando le loro storie e condividendo la propria esperienza di resilienza. Ha partecipato a programmi come FilmAid Kenya, che insegna cinema e storytelling ai giovani rifugiati, parlando con ragazze e studenti e incoraggiandoli a inseguire i propri sogni nonostante le difficoltà.
A Dadaab, Ali ha visto da vicino le difficoltà quotidiane dei rifugiati e ha ricordato quanto sia importante sostenere iniziative concrete


