Il 20 novembre, domani, la sottocommissione per l’Africa della Camera dei rappresentanti degli Stati uniti terrà un’udienza in merito alla designazione della Nigeria come “Paese di particolare preoccupazione”.
All’inizio di novembre, Trump, su spinta del senatore Ted Cruz (nella foto), ha dichiarato la Nigeria Paese di particolare preoccupazione (Pcc) per gli Stati uniti e ha annunciato la sua intenzione di “indagare sulle uccisioni di massa di cristiani da parte di islamisti radicali”, una presunta mattanza contro la quale, accusa sempre Trump, il governo nigeriano non starebbe facendo nulla.
Se la Camera dei rappresentanti e il Senato di Washington confermeranno la decisione di Trump, gli Stati uniti potranno imporre sanzioni ai funzionari nigeriani responsabili della “persecuzione dei cristiani” e limitare la cooperazione con il Paese: esiste già un elenco di nomi, di cui fanno parte diversi governatori di stati federali della Nigeria accusati di inazione o, peggio, di promozione della violenza contro i cristiani. Questo rischio, e tale procedura, sono previsti dall’International religious freedom act (Irfa), del 1998. Altre misure includono la censura pubblica, il rinvio degli scambi culturali o scientifici, la sospensione degli aiuti americani, la sospensione dei prestiti e altro.
La sessione di giovedì al Congresso sarà presieduta dal presidente della sottocommissione per gli Affari esteri della Camera per l’Africa, Chris Smith, che è stato una delle voci più autorevoli a Washington nel sollevare preoccupazioni sulla violenza di matrice religiosa in Nigeria e, in generale, la sottocommissione per l’Africa è dominata da esponenti del partito Repubblicano ed è probabile che confermerà la posizione della Casa bianca sulla Nigeria. Smith, in passato, ha presentato una risoluzione che richiamava l’attenzione su quelle che aveva descritto come violazioni “sistematiche, continue e gravi” della libertà religiosa e sollecitava una risposta politica più decisa da parte degli Stati uniti. Secondo l’ufficio di Smith e secondo il programma ufficiale presente sul sito della Commissione esteri della Camera, l’udienza di giovedì esaminerà attentamente quella che i legislatori repubblicani descrivono come la “continua persecuzione religiosa dei cristiani da parte degli islamisti radicali”, le implicazioni di vasta portata della nuova designazione della Nigeria come Pcc da parte di Trump e la linea d’azione che il Dipartimento di Stato americano dovrebbe seguire in risposta alla “complicità del governo nigeriano in questi crimini”.
Un governo, quello nigeriano, che si dice aperto al dialogo e alla collaborazione: “Stiamo discutendo” con gli Stati uniti “di come possiamo collaborare per affrontare le sfide alla sicurezza che sono nell’interesse dell’intero pianeta”, ha detto ieri in una dichiarazione all’Afp il ministro degli Esteri nigeriano Yusuf Tuggar. “La nostra speranza è che la Nigeria possa ottenere un’equa udienza quando terrà le sue udienze pubbliche, invece di ascoltare solo una parte”, ha detto riferendosi all’udienza di giovedì, insistendo anche sul fatto che il suo governo si è impegnato per affrontare le molteplici crisi di sicurezza della Nigeria, tra cui quelle legate alle bande criminali conosciute localmente come banditi. “Ciò che esiste è un governo che ha combattuto l’insurrezione, che ha combattuto il terrorismo nella nostra regione. A volte, nonostante i grandi successi, a volte gli insuccessi sono dovuti a fattori esogeni, non a qualcosa che stiamo sbagliando”, ha detto Tuggar, insistendo sul fatto che se gli Stati uniti o qualsiasi altro Paese volessero collaborare con la Nigeria per aiutarla a risolvere i problemi di sicurezza, “sarebbero più che benvenuti”.
All’inizio di novembre, Trump aveva anche dichiarato ai giornalisti che gli Stati uniti non escludevano la possibilità di ricorrere alla forza militare in Nigeria e diversi grandi media americani hanno riferito, nei giorni successivi, che il Comando Africa degli Stati uniti (Africom) ha predisposto tre scenari per il Dipartimento della difesa americano per schierare le truppe e combattere gli islamisti. Uno di questi scenari avrebbe consentito alle forze armate americane di schierare aerei da guerra su suolo nigeriano.
La Nigeria, con i suoi 230 milioni di abitanti, è divisa più o meno equamente tra un sud a maggioranza cristiana e un nord a maggioranza musulmana.


