L’Assemblea nazionale del Benin ha adottato una revisione costituzionale che prevede l’estensione del mandato presidenziale da cinque a sette anni e la creazione di un Senato. Il testo, approvato nella notte tra venerdì e sabato, è stato votato da 90 deputati favorevoli, 19 contrari e nessuna astensione.
Il testo adottato dovrà essere sottoposto alla Corte costituzionale per la revisione prima della sua promulgazione da parte del presidente Patrice Talon ma la sua validità non dovrebbe essere retroattiva ma si applicherà a partire dalla prossima legislatura. Tra sei mesi in Benin si terranno le elezioni presidenziali (ad aprile), che vedranno contendersi la presidenza tra Romuald Wadagni, candidato del movimento presidenziale, e Paul Hounkpé, rappresentante delle Forces cauris per un Benin emergente (Fcbe).
Secondo i media beninesi, i deputati erano stati inizialmente convocati per deliberare su un emendamento alla Costituzione del 2019 dedicato all’istituzione di una seconda camera parlamentare ma nella stessa sessione hanno approvato una serie più ampia di riforme costituzionali: il mandato del presidente della Repubblica, dei parlamentari e degli eletti locali è ora di sette anni, rinnovabile, senza tuttavia rimettere in discussione il principio secondo cui un presidente non può svolgere più di due mandati.
Tra le nuove disposizioni, le più controverse riguardano proprio i parlamentari: con questa riforma, qualsiasi membro della Camera o del Senato eletto sotto l’egida di un partito e che si dimetterà dal partito perderà automaticamente il proprio seggio parlamentare, una sorte di vincolo di mandato legato al tesseramento: pochi giorni fa sei membri del partito di opposizione Les Démocrates, indebolito da una crisi interna e dal rifiuto della candidatura presidenziale di Renaud Agbodjo, hanno lasciato il partito tra mille polemiche ma questa scelta andrà solo a rimpinguare le fila della maggioranza.
Altro importante punto di riforma riguarda l’istituzione di un Senato, provvedimento presentato dai suoi promotori come un “consiglio di saggi”: la nuova istituzione sarà esclusiva, composta da 25-30 membri, alcuni nominati, altri d’ufficio, tra cui ex presidenti della Repubblica o dirigenti di istituzioni. Il Senato avrà il compito di “regolamentare la vita politica” e potrà richiedere la seconda lettura di alcune leggi, ad eccezione dei disegni di legge di bilancio.


