I piccoli operatori del settore del cacao in Costa d’Avorio sostengono di temere il fallimento a causa dei costi derivanti dall’adeguamento alle nuove normative dell’Unione europea sull’importazione di materie prime legate alla deforestazione.
La legge europea ha come obiettivo finale la fine della deforestazione globale, stimata al 10%, alimentata proprio dai consumi europei, e impone alle aziende che importano beni come cacao, soia, carne di manzo e caffè di dimostrare che le loro catene di approvvigionamento sono sane e non contribuiscono alla distruzione delle foreste del mondo, pena pesanti sanzioni. Per soddisfare tale normativa, la Costa d’Avorio ha optato per un sistema di vendita e di acquisto digitalizzato, così da facilitarne la verifica, ma, secondo Reuters, le cooperative e i piccoli esportatori temono di non riuscire a competere con le multinazionali occidentali, che dispongono di maggiori risorse finanziarie e umane per gestire i costi e il carico di lavoro aggiuntivi.
Circa 900.000 coltivatori di cacao su un milione hanno già ricevuto la loro carta d’identità digitale, che fungerà anche da carta di credito, e con il nuovo sistema, gli agricoltori saranno pagati dagli esportatori tramite gli operatori di telefonia mobile ma solo dopo che gli acquirenti o le cooperative avranno consegnato i loro semi di cacao ai porti, eliminando in questo modo i consueti pagamenti in contanti agli intermediari. Il nuovo sistema, testato su un campione di produttori, cooperative ed esportatori, sarà implementato e diventerà obbligatorio a partire dal 1 ottobre.
“Il rispetto della normativa richiede investimenti che non possiamo effettuare,” ha detto a Reuters il direttore di una società commerciale ivoriana, mentre il presidente di una cooperativa di esportazione di cacao ha detto che le multinazionali hanno intenzione di spendere almeno 200 franchi Cfa (0,3604 dollari) al chilogrammo per conformarsi a questa normativa, un costo che le cooperative non sono in grado di sostenere. Gli operatori del settore del cacao spiegano che le nuove regole potrebbero mettere a repentaglio le cooperative vulnerabili o gli esportatori locali se il governo della Costa d’Avorio non interviene per tutelarli.


