Almeno 10 persone sono state uccise, e 29 ferite, durante le proteste in Kenya di ieri, secondo i numeri che questa mattina sono diffusi dai giornali locali, che citano tutti una dichiarazione della Commissione nazionale keniota per i diritti umani (Knchr).
Ieri è stata l’ennesima giornata di proteste. Il “Saba saba day” (“Sette sette” in swahili, ovvero 7 luglio, giorno in cui tradizionalmente si commemorano i morti delle manifestazioni del 7 luglio 1990, che portarono alla fine del sistema monopartitico in Kenya), che doveva essere una giornata di memoria e ricordo, si è trasformata nell’ennesima giornata di brutalità poliziesca. Secondo la Knchr, tre persone sono morte a Ngong, tre a Kajiado, una a Kitengela, una a Nyandarua, una a Mbeer, mentre un ragazzo di 14 anni è morto dopo aver riportato ferite da arma da fuoco a Nairobi. Sono stati inoltre registrati 37 casi di detenzione in 17 distretti ma la polizia non ha confermato questi numeri.
La polizia, ieri mattina presto, presidiava in forze il centro della capitale Nairobi, in vista delle proteste, ma molte persone hanno preferito non andare al lavoro e non spostarsi: le forze di sicurezza hanno allestito cordoni in diverse aree del centro della capitale, tra cui l’incrocio con lo stadio Nyayo, la zona di Pangani, la rotonda dell’ospedale Kenyatta e le strade che portano alla State house. Durante le proteste, le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco sulla folla di manifestanti.