Blocco delle frontiere e stretta sui visti: gli studenti africani bersaglio della nuova politica migratoria americana

di claudia

di Stefano Pancera

Con un nuovo ordine esecutivo, Donald Trump blocca i visti per studenti di 12 paesi, colpendo duramente l’Africa. Cresce la denuncia contro una strategia che penalizza l’istruzione e discrimina gli studenti stranieri.

“Non li vogliamo”: Donald Trump è stato chiarissimo sul suo social Truth annunciando un divieto di ingresso negli Stati Uniti ai cittadini di 12 paesi.  Mentre l’amministrazione americana alza nuove barriere all’immigrazione, i giovani africani finiscono in prima linea tra le vittime di una strategia che si fa sempre più rigida.

Lunedì 9 giugno a mezzogiorno entrerà dunque in vigore un ordine esecutivo firmato da Donald Trump che vieta l’ingresso negli Stati Uniti a cittadini provenienti da dodici paesi, sette dei quali africani: Ciad, Repubblica del Congo, Guinea Equatoriale, Eritrea, Libia, Somalia e Sudan. Le restrizioni valgono per tutti, senza distinzione tra migranti e non migranti. Il pretesto è, ancora una volta, la sicurezza nazionale!

Non si è fatta attendere la reazione dell’Unione Africana (UA) che ha chiesto agli Stati Uniti di intavolare subito dialogo aperto con i paesi coinvolti ed ha manifestato una profonda inquietudine per il “potenziale impatto negativo” questa scelta potrebbe avere sui rapporti personali, sugli scambi di studenti e ricercatori, sul commercio e in generale sulle relazioni diplomatiche costruite con pazienza negli ultimi decenni. L’UA in una nota ha sottolineato che Africa e Stati Uniti hanno sempre condiviso obiettivi comuni come la pace, la crescita economica e la collaborazione internazionale. Per questo motivo, ha invitato Washington a ri-valutare le proprie azioni, scegliendo soluzioni più equilibrate e basate su fatti concreti.

Ma il blocco va ben oltre le frontiere fisiche. Trump ha infatti deciso di limitare anche l’accesso degli studenti stranieri. Donald Trump ha annunciato il divieto di visto per gli studentistranieri che frequentano Harvard, un’ulteriore escalationdel suo conflitto con le istituzioniaccademiche americane L’ordine conferisce al senatore Marco Rubio la facoltà di revocare i visti degli studenti stranieri iscritti all’ateneo. “Ho deciso che è necessario limitare l’ingresso di cittadini stranieri che cercano di entrare negli Stati Uniti esclusivamente o principalmente per partecipare a un corso di studi presso Harvard o a un programma di scambio ospitato dall’università”.

Come era prevedibile in queste ore la giudice federale Allison Burroughs di Boston – che aveva già bloccato anche il precedente provvedimento che penalizzava l’ateneo – ha temporaneamente sospeso il provvedimento presidenziale che introduce appunto lo stop al visto per gli studenti stranieri che frequentano Harvard. Ma questo continuo braccio di ferro istituzionale sta diventando la norma, e dovremmo farci l’abitudine.

Se non fosse formalmente il presidente legittimamente eletto degli Stati Uniti d’America probabilmente in molti lo considererebbero poco più che un abile cialtrone prestato alla politica. Sta di fatto che l’America non smette di stupire. E purtroppo siamo solo all’inizio di una serie di “decisioni irrevocabili” imprevedibili.

Intanto i visti si negano. E non è una novità. Già nel 2022 il tasso di rifiuto per gli studenti africani aveva raggiunto il 54%. Alcuni paesi come Nigeria, Etiopia, Ghana e Repubblica Democratica del Congo (RDC) sono stati colpiti più duramente, con tassi di rigetto superiori al 60%. I dati ufficiali aggiornati non sono ancora stati pubblicati, ma il trend è evidente.

A gennaio, Trump firmò l’ordine esecutivo 14188 che impose alle agenzie federali il compito di monitorare e sanzionare l’antisemitismo nei campus universitari. Dal 6 marzo, il Dipartimento di Stato ha iniziato a usare l’intelligenza artificiale per scandagliare i profili social di 100.000 studenti stranieri.

Le direttive pubblicate nel maggio 2025 confermano un sospetto che molti nutrivano da tempo: «Ora abbiamo prove chiare dell’esistenza di un modello sistematico che penalizza significativamente gli studenti africani», ha denunciato Rajika Bhandari, consulente senior per la Presidents’ Alliance, in occasione della pubblicazione del rapporto che accusa apertamente la politica di discriminazione sistemica.

Dura anche la presa di posizione della deputata democratica Pramila Jayapal: «Questa politica discriminatoria, che limita l’immigrazione legale, non solo tradisce i valori che il nostro paese dovrebbe rappresentare, ma danneggia la nostra economia e le comunità che beneficiano dei contributi delle persone che vengono in America da tutto il mondo».

Con 1.738 studenti iscritti negli Stati Uniti nel 2023-2024, la RDC rimane il paese francofono più rappresentato in Africa centrale nei campus americani. Tuttavia, quasi sette domande su dieci vengono respinte: un tasso di rifiuto del 70% che rivela un’impennata negli ostacoli amministrativi.

Situazione simile in Costa d’Avorio. Nonostante 1.138 studenti ivoriani fossero regolarmente ammessi in università accreditate, molti si sono visti negare il visto senza una spiegazione chiara. I criteri consolari sono diventati più duri, apparentemente arbitrari.

Secondo Jeune Afrique, anche il Camerun sarebbe finito su una sorta di “lista gialla” non ufficiale: un elenco di paesi sotto sorveglianza migratoria i cui cittadini sono sottoposti a controlli intensificati.

Il caso emblematico è quello di Kemi, studentessa nigeriana ammessa alla Purdue University (Indiana). Raggiunta su Telegram dal team della NAFSA – la più grande organizzazione mondiale senza scopo di lucro dedicata all’educazione e agli scambi internazionali – racconta: «Ho un posto a Purdue, ma il consolato di Abuja non dà appuntamenti prima di ottobre: dovrò rimandare l’iscrizione».

Ci sono però alcune deroghe che riguardano, ad esempio, le persone la cui visita è ritenuta “essenziale per gli interessi nazionali americani” o per chi già dispone dello status di residente permanente negli Stati Uniti. Infine il “blocco” esclude gli sportivi che parteciperanno agli eventi internazionali ospitati dagli USA l’anno prossimo, tra cui i campionati mondiali di calcio e le Olimpiadi di Los Angeles

Comunque sia Washington, nel tentativo di blindarsi, rischia l’isolamento accademico. Intanto, l’Africa guarda altrove. E se le sue nuove mete universitarie dovessero accoglierla a braccia aperte, è difficile immaginare che vorrà tornare indietro.

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