Amnesty chiede la liberazione dei detenuti egiziani in carcere per aver espresso solidarietà a Gaza

di claudia

Amnesty International ha chiesto alle autorità egiziane “la liberazione immediata e incondizionata” di tutte le persone detenute esclusivamente per aver espresso solidarietà alla popolazione palestinese nella Striscia di Gaza. Tra i detenuti figurano almeno sette cittadini egiziani arrestati per aver sostenuto la “Gaza March”, iniziativa internazionale promossa a giugno per denunciare l’assedio israeliano.

L’organizzazione, tramite una nota emessa ieri, ha inoltre lanciato un appello per l’apertura di indagini sulle denunce di tortura e maltrattamenti subiti da attivisti egiziani e stranieri arrestati o deportati in relazione alla marcia. Secondo Amnesty, le autorità egiziane hanno arrestato decine di persone, sia locali sia internazionali, e deportato numerosi attivisti stranieri che avevano raggiunto il Paese con l’intento di manifestare pacificamente a Rafah, al confine con Gaza.

Dal 10 al 16 giugno, Amnesty ha documentato casi di detenzione arbitraria, isolamento e abusi nei confronti di almeno tre cittadini egiziani e cinque stranieri. In almeno un caso, un detenuto egiziano ha denunciato torture con scariche elettriche e percosse da parte degli agenti della National Security Agency (Nsa).

Secondo la Egyptian Commission for Rights and Freedoms (Ecrf), tra il 10 e il 12 giugno tre egiziani — due uomini e una donna — sono stati arrestati nelle loro abitazioni nelle province del Cairo e di al-Sharqia, e trattenuti per giorni in località segrete senza contatti esterni. Presentati alla procura della Sicurezza dello Stato tra il 21 e il 23 giugno, sono stati formalmente accusati di “appartenenza ai Fratelli Musulmani”, “diffusione di notizie false” e “finanziamento di gruppo terroristico”, e posti in custodia cautelare per 15 giorni.

Altri quattro egiziani sono stati interrogati e detenuti per le stesse accuse. Diversi di loro hanno riferito di percosse, umiliazioni e abusi fisici durante la detenzione, atti che, secondo Amnesty, possono costituire tortura.

Anche cinque attivisti stranieri hanno denunciato violenze e detenzioni arbitrarie. Tra questi Stefanie Crisostomo, attivista croato-peruviana, e Saif Abukeshek, cittadino spagnolo e portavoce della marcia. Arrestati senza mandato, sono stati picchiati e detenuti in isolamento, senza poter contattare le rispettive ambasciate. Un altro attivista, fermato a Ismailia, ha denunciato percosse e tentativi di violenza sessuale da parte della polizia, prima di essere deportato al Cairo.

Secondo Amnesty, tutti gli arrestati sono stati detenuti illegalmente, in alcuni casi bendati e ammanettati, interrogati sotto coercizione, sottoposti a violenze e poi deportati senza comunicazioni ufficiali. “È impensabile che le autorità egiziane puniscano chi esprime solidarietà alla popolazione palestinese mentre Israele è accusato di crimini contro l’umanità”, ha dichiarato Mahmoud Shalaby, ricercatore di Amnesty per Egitto e Libia. “L’Egitto deve garantire la libertà di espressione e il diritto di manifestare pacificamente, non reprimerli con arresti arbitrari e maltrattamenti”.

Amnesty sottolinea che la risposta delle autorità egiziane viola le leggi internazionali sui diritti umani e chiede che i responsabili di torture e trattamenti degradanti siano perseguiti. L’organizzazione ribadisce inoltre l’urgenza di liberare tutte le persone detenute per aver espresso sostegno ai palestinesi da ottobre 2023 a oggi.

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