In Togo, alcuni leader dell’opposizione e della società civile hanno invitato i cittadini a mobilitarsi pacificamente ma con fermezza a partire da lunedì 23 giugno per la disobbedienza civile, in segno di protesta contro il regime istaurato da Faure Gnassingbé.
Jean-Pierre Fabre, Paul Dodji Apévon e il professor David Ekoué Dosseh, rispettivamente presidente nazionale dell’Alleanza Nazionale per il Cambiamento (Anc), presidente nazionale delle Forze Democratiche per la Repubblica e portavoce del Fronte Cittadino del Togo (Front Citoyen Togo Debout), sono comparsi giovedì scorso davanti alla stampa, uniti nel Quadro di Riflessione e Azione per il Cambiamento (Crac). Il gruppo ha dipinto una luce negativa sul “regno ventennale di Faure Gnassingbé”, caratterizzato da “successione dinastica, governo autoritario e corruzione diffusa”.
“Per 20 anni abbiamo affrontato violenza politica ed enormi difficoltà economiche, causate da una corruzione endemica che ha aggravato significative disparità sociali”, si legge nella dichiarazione di apertura della conferenza stampa. Al centro delle lamentele espresse c’è la riforma costituzionale adottata con discrezione nell’aprile 2024. Per il Crac, si tratta di una “presa di potere” volta a perpetuare il regno di Faure Gnassingbé. Per i relatori, questa nuova costituzione è illegittima. Considerano solo quella del 14 ottobre 1992.
L’opposizione aderisce ai fondamenti della vecchia costituzione. “In caso di colpo di stato o di qualsiasi atto di forza, è dovere più segreto di ogni togolese disobbedire e organizzarsi per contrastare un’autorità illegittima” (articolo 150, comma 2 della Costituzione del 1992).
Il CRAC chiede le “dimissioni immediate” di Faure Gnassingbé, ora presidente del Consiglio dei ministri, e invita il popolo togolese a rivendicare la propria sovranità. Per il Collettivo, questo non è un appello simbolico; è un imperativo politico, morale e storico dettato dal buon senso, dalla verità e dall’urgenza di ripristinare la legalità costituzionale.