Diverse organizzazioni libiche e britanniche per i diritti umani hanno espresso profonda preoccupazione per le continue violazioni contro i giornalisti in Libia, in un contesto che descrivono come una “persistente assenza di giustizia e responsabilità”. Le organizzazioni hanno lanciato un appello per il rilascio immediato di tutti i giornalisti detenuti a causa del loro lavoro o delle loro opinioni e hanno chiesto indagini per individuare le responsabilità di crimini e violazioni commesse contro i professionisti dell’informazione.
La dichiarazione è stata pubblicata sul sito web dell’organizzazione britannica “Article 19” e firmata da “Aswat Network”, “United for Justice in Libya”, “Lawyers for Justice in Libya”, il Centro libico per la libertà di stampa, l’Organizzazione libica per i media indipendenti e il gruppo “Rapsa” per i media e la cultura.
Per oltre un decennio, i giornalisti in Libia hanno affrontato detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, aggressioni fisiche e minacce. Tali violazioni si sono verificate in un clima di profonde divisioni politiche e frammentazione istituzionale, che hanno favorito una dilagante cultura dell’impunità che mina la libertà dei media, la sicurezza dei giornalisti e il diritto del popolo all’informazione. La perdurante divisione politica tra i governi rivali nell’Est e nell’Ovest della Libia, unitamente all’uso continuato di leggi risalenti all’era Gheddafi, hanno ulteriormente complicato il quadro giuridico che disciplina l’attività dei media.
Le sei organizzazioni hanno sottolineato che il panorama mediatico è caratterizzato da frammentazione e vulnerabilità alle ingerenze politiche, riflettendo la generale instabilità e debolezza istituzionale del Paese. La dichiarazione congiunta documenta l’uccisione di oltre quaranta giornalisti e blogger tra il 2005 e il 2025 in Libia, mentre decine di altri sono stati rapiti e torturati in un contesto di totale impunità. Inoltre, sono state registrate 488 violazioni contro i giornalisti tra il 2014 e il 2024.
Le organizzazioni auspicano alcune riforme nel settore dei media, che coinvolgano direttamente i giornalisti e le parti interessate e che riguardino anche i social network e l’audiovisivo, andando oltre la legge sulla stampa del 1972 ancora in vigore, che contiene disposizioni che limitano la libertà di stampa e impongono la censura preventiva.
Nel comunicato, le organizzazioni hanno accolto con favore la decisione, definita “storica”, della Camera costituzionale della Corte suprema ad inizio novembre, che ha dichiarato incostituzionale il giudizio dei civili da parte dei tribunali militari. La decisione, che ha annullato la Legge n. 4 del 2017 che modificava alcune disposizioni del Codice penale militare, rappresenta un passo positivo verso l’affermazione dello stato di diritto e la garanzia dei diritti e delle libertà fondamentali dei cittadini, in particolare dei giornalisti.


