testo e foto di Luigi Avantaggiato
A Boa Vista, nell’arcipelago di Capo Verde, ranger e volontari della Fundação Tartaruga sorvegliano le spiagge per proteggere una specie minacciata da bracconaggio, turismo di massa e pesca industriale. Notti insonni per una battaglia dall’esito incerto
I ranger e i volontari internazionali della Fundação Tartaruga arrivano sulle spiagge quando il sole comincia a calare, nel momento in cui la notte avvolge l’isola e le tartarughe cominciano ad affiorare dal mare per deporre le uova. La Fundação è una delle principali ong attive su Boa Vista, fondata per proteggere le tartarughe marine che raggiungono queste coste per nidificare. Ogni notte, da giugno a ottobre, le squadre della Fondazione, composte da biologi marini e ranger locali, perlustrano decine di chilometri di spiagge in cerca delle femmine di tartaruga Caretta caretta qui giunte per deporre le uova.
L’arcipelago capoverdiano è la terza riserva al mondo per numero di tartarughe marine ospitate, preceduto solo dall’Oman e dalla Florida meridionale. Tra le isole che lo compongono, Boa Vista è quella preferita da questi rettili ormai a rischio di estinzione. Nonostante la protezione accordata dal governo capoverdiano a tutte le specie di tartarughe marine, le minacce alla loro sopravvivenza sono molteplici. Il bracconaggio delle femmine nidificanti è ancora largamente diffuso, con tartarughe uccise per il consumo delle loro carni e uova. Ci sono poi altre attività umane che mettono in pericolo le tartarughe: l’inquinamento luminoso e ambientale causato dalle grandi strutture alberghiere, il turismo che danneggia i nidi, l’accumulo di plastica che soffoca le spiagge preferite di questi rettili, le collisioni con imbarcazioni e la pesca industriale che ne cattura accidentalmente degli esemplari.

Al buio, in silenzio
La prima difficoltà per chi veglia sulla costa è individuare le tartarughe nel buio della notte. «Non possiamo usare torce: la luce bianca spaventa le tartarughe, le disorienta e potrebbe farle tornare in mare in cerca di un altro posto più tranquillo», spiega Franziska Haas, biologa tedesca di 22 anni, originaria di Leichlingen. È al suo terzo anno da volontaria a Boa Vista, dove ha mappato centinaia di nidi sulla sabbia bianca di Lacacão, nel sud dell’isola. «Quando ne vediamo una, ci avviciniamo da dietro per non spaventarla, silenziosi come pesci. Anche il minimo rumore o le vibrazioni potrebbe allarmarla. Servendoci di una luce rossa fioca, la illuminiamo solo per un attimo, per capire se stia per deporre le uova o stia ancora scavando», racconta Franziska. Ogni squadra è composta da tre o quattro volontari con una formazione scientifica e almeno un ranger ambientale, professionista introdotto dal governo nel 2008 per coordinare le operazioni di sorveglianza. I ranger sono fondamentali nella salvaguardia delle tartarughe, essendo conoscitori esperti dell’isola e delle sue spiagge.
Prima di ogni pattugliamento, il team si riunisce per un briefing per definire i compiti. «In media, la deposizione delle uova dura circa due ore» ricorda Emilio Landim, ranger a Boa Vista dal 2020. «Potremmo dover spostare un centinaio di uova in un incubatoio. La tartaruga si addormenta, ma dobbiamo essere rapidi». Ogni operazione è meticolosa, organizzata con precisione per ridurre al minimo il tempo che la femmina trascorre sulla spiaggia. Chi aiuta a scavare una buca più profonda, chi inserisce un microchip per il censimento, chi annota le coordinate Gps del nido e chi valuta lo stato di salute della tartaruga. E chi, come i nuovi arrivati, si chiede come riuscire a individuare una tartaruga nella notte. «Guardate la battigia», risponde il ranger. «Cercate gli schizzi delle onde. Quando arrivano sembrano cespugli in movimento. Hai mai visto un cespuglio camminare sulla spiaggia?», scherza Landim.

Prede dei bracconieri
Dal 2009, i ranger, supportati dai volontari, monitorano 34 chilometri di costa su diverse zone dell’isola. Ce ne sarebbero molti altri da sorvegliare, ma i fondi sono limitati. Oltre alla protezione diretta dei nidi, la presenza costante delle squadre è un deterrente per i bracconieri. «Durante la stagione di nidificazione delle caretta caretta, da giugno a ottobre, pattugliamo cinque spiagge dove abbiamo installato campi stagionali: Boa Esperança a nord, Canto e Cruz do Morto a nord-est, e Curral Velho e Lacacão a sud», spiega Euclides Resende, direttore esecutivo della Fundação Tartaruga. «Le tartarughe vengono cacciate per la carne e le uova, vendute attraverso il passaparola. Il mercato nero del carapace, invece, non è molto diffuso, soprattutto perché i gusci usati nell’artigianato provengono principalmente dalle tartarughe verdi, con gusci più piatti. Grazie alla nostra presenza, gli episodi di uccisioni sono diminuiti drasticamente: nel 2024, abbiamo registrato solo 29 casi contro le migliaia di dieci anni fa».
Nonostante il divieto imposto nel 2015 che penalizza il consumo di carne, uova o altre parti delle tartarughe, la pratica del bracconaggio persiste. «Un adulto ha pochi nemici naturali, come orche o squali bianchi, ma quando giunge sulla riva per deporre le uova, il suo peggior predatore diventa l’uomo», racconta Simone Ambrosini, biologo svizzero di 21 anni, alla sua prima esperienza a Boa Vista. «Il nostro lavoro è un tentativo di risarcire i danni che l’uomo ha causato: bracconaggio, turismo di massa, inquinamento luminoso e pesca indiscriminata. Proteggere le tartarughe, dalla deposizione alla schiusa delle uova, ripaga dei sacrifici fisici e della fatica di notti passate in tenda e sotto il caldo torrido».
Un progetto innovativo avviato nel 2019 ha dato un contributo decisivo alla riduzione del bracconaggio, combinando tecnologie moderne e l’uso di cani da conservazione. In stretta collaborazione con le autorità locali, sono stati addestrati cani per seguire le tracce olfattive della carne di tartaruga, sia sulla spiaggia che in aeroporto, per intercettare spedizioni illegali. «I cani hanno un olfatto incredibilmente sviluppato che permette loro di individuare oggetti nascosti e tracce odorose a lunga distanza», spiega Adilson Monteiro, coordinatore del team. «Inoltre, usiamo droni con telecamere termiche e visori notturni, aumentando notevolmente il nostro raggio di sorveglianza e raccogliendo prove cruciali per le autorità», aggiunge Monteiro.

Tradizioni e futuro
Il commercio della carne di tartaruga è diventato redditizio solo dopo l’introduzione del divieto nel 2015. Prima di allora, la vendita di uova o carne di tartaruga era rara, poiché i pescatori non erano vincolati da restrizioni ufficiali. Fritta, alla brace o in stufato, la carne di tartaruga è stata a lungo una tradizione culinaria dell’isola, ma è ancora difficile da sradicare. «Ha un sapore unico, che non può essere paragonato a quello degli altri animali marini, soprattutto quelle che arrivano a inizio stagione, più grandi e grasse», racconta Zenildo Fortes, 39 anni, oggi guida turistica ma ex pescatore di tartarughe. Il divieto ha fatto lievitare il valore della carne sul mercato nero, che arriva a costare circa 20 euro al chilo.
Quando vengono catturate, le femmine di caretta caretta vengono depredate di tutto, tranne che del carapace, che viene sepolto nella sabbia per nascondere l’odore della decomposizione. A Boa Vista, la tradizione di cacciare le tartarughe nidificanti è ancora viva nei villaggi dell’entroterra. Gli abitanti di João Galego, Fundo das Figueiras e Cabedo do Tarafes, nel nord dell’isola, pattugliano le spiagge per uccidere tartarughe in stato di dormiveglia e venderne la carne e le uova. La caccia alle tartarughe, inoltre, è un’usanza radicata nelle tradizioni locali. «Ba pa bela», cioè “catturare una tartaruga”, era un rito di passaggio per i giovani maschi di Boa Vista.
«Per la mia famiglia, cacciare tartarughe era normale. Lo faceva mio nonno, mio padre, e io l’ho imparato dal mio fratello maggiore. Tutte le famiglie del villaggio di João Galego mangiavano tartaruga, fa parte delle nostre tradizioni. Predare una tartaruga significava diventare un uomo, non essere più considerato un bambino», conclude Zenildo Fortes.


