di Stefano Pancera
Creato da uno studio d’animazione sudafricano indipendente, Relooted è un nuovo videogioco in grado di fa vivere ai giocatori la sfida di restituire l’arte africana attraverso un’esperienza immersiva. Negli ultimi anni, la questione del ritorno dei tesori africani è tornata prepotentemente al centro del dibattito internazionale.
Rubare per restituire. Non è solo lo slogan di un videogioco, ma quasi un manifesto culturale. Relooted (Ri-rubare) creato dalla Nyamakop – uno studio di videogiochi indipendente con sede a Johannesburg, in Sudafrica – è un “heist game” (gioco di recupero strategico) che trasforma il tema della restituzione dei beni africani in azione interattiva.
L’idea centrale è quella di rielaborare la complessa questione storica dei manufatti e delle opere d’arte africane, spesso conservate nei musei occidentali, in un’esperienza di gioco dinamica. Presentato al Day of the Devs del Summer Game Fest di Los Angeles, Relooted ci catapulta nel cuore di un’Africa proiettata in un futuro immaginario intriso di suggestioni afro-futuriste mettendo il giocatore nei panni di un gruppo di ladri dal fine nobile.
La scena si apre all’indomani di un trattato internazionale che impone ai musei occidentali di riportare in Africa le opere d’arte rubate durante il colonialismo. Ma quando i musei aggirano la regola spostando i reperti nei depositi privati, entra in scena una squadra di “ladri etici” provenienti da diversi Paesi africani. La missione: recuperare settanta manufatti reali sottratti in epoca coloniale e riportarli a casa.
Il gioco propone un loop in tre fasi – ricognizione, pianificazione e fuga finale – con parkour, salti e classici stealth, ma con un’impronta dichiaratamente non violenta.

Non basterà certo un joypad per cambiare le leggi o aprire i depositi dei grandi musei. Ma Relooted ha il merito di affrontare una realtà scomoda. Come ricorda la producer Sithe Ncube, figura di spicco nel mondo dello sviluppo di videogiochi in Africa, «un rapporto del governo francese ha stimato che il 90 % del patrimonio culturale dell’Africa subsahariana è oggi nelle collezioni occidentali, compresi resti umani che non si trovano più nei luoghi a cui appartengono». Un dato che trasforma il gioco in un atto politico: “ri-rubare” per giustizia.
Tra i vari reperti del gioco spicca il Ngadji drum, tamburo sacro del popolo Pokomo, confiscato dagli inglesi nel 1902 e rimasto nascosto per oltre un secolo nei depositi del British Museum. Il furto fu un atto deliberato per indebolire la struttura sociale dei Pokomo, privandoli di un simbolo che radunava il consiglio degli anziani e scandiva i momenti sacri della comunità. Solo negli anni 2010, alcuni kenioti hanno potuto rivederlo per la prima volta, riaccendendo una ferita storica mai rimarginata.
Il progetto Relooted è interamente africano, e non è un caso che uno dei membri del team di ricerca si sia visto negato il visto per gli Stati Uniti senza nemmeno che i suoi documenti venissero esaminati. “È assurdo lavorare a un gioco che parla di riappropriazione di reperti africani e non poter nemmeno vedere quegli stessi reperti”, ha commentato.
Negli ultimi anni il ritorno dei tesori africani è tornato prepotentemente alla ribalta delle cronache africane. La Nigeria ha riottenuto oltre mille Bronzi del Benin dalla Germania e altri 119 dai Paesi Bassi.
In Gran Bretagna, dove le leggi impediscono ai musei pubblici di restituire definitivamente gli oggetti delle loro collezioni, il British Museum e il Victoria and Albert Museum hanno scelto la via dei prestiti a lungo termine. Nel 2024, hanno inviato in Ghana le regalia Asante, preziosi manufatti d’oro e argento sottratti durante le guerre coloniali. Intanto, un recente scandalo legato al furto di reperti dal British Museum ha messo al centro del dibattito internazionale la questione delle restituzioni culturali e della responsabilità storica delle istituzioni museali.

La Francia ha riportato in patria ventisei tesori del Benin e la spada di El Hadj Omar Tall in Senegal, mentre il Belgio ha avviato il rientro di decine di migliaia di reperti in Congo. Al Ghana sono arrivati anche sette manufatti da musei statunitensi. In Etiopia prosegue la battaglia per i sacri tabot, con un primo rientro da Westminster Abbey e la restituzione italiana di un aereo storico. Nel 2025, infine, Parigi ha consegnato al Madagascar tre crani di guerrieri sakalava, primo caso della nuova legge del 2023 sui resti umani coloniali.
In questo scenario, Relooted dunque non è certo solo intrattenimento, ma dimostra come i media interattivi possano affrontare temi politici senza perdere la loro forza d’intrattenimento. Portando voci africane a raccontare storie africane in un settore ancora dominato da narrazioni occidentali.
È una provocazione che costringe a chiedersi chi abbia diritto di custodire la memoria materiale dell’Africa e se un videogioco possa fare ciò che decenni di negoziati non sono ancora riusciti a ottenere. Forse la storia si recupera anche giocando.



