Washington richiama quindici ambasciatori dall’Africa

di claudia

Gli Stati Uniti hanno richiamato 30 diplomatici di carriera dagli incarichi di ambasciatore e altri incarichi di alto profilo. Lo riporta l’Associated Press, che cita dei funzionari del Dipartimento di Stato. Secondo quest’ultimo, la scorsa settimana i capi missione di almeno 29 Paesi sono stati informati che i loro mandati sarebbero terminati a gennaio.

Si tratta della seconda epurazione di massa di diplomatici dalle missioni americane nel mondo, dopo quella dei primi mesi del secondo mandato Trump, che all’epoca si era concentrato sulle nomine politiche. Secondo un commento del Dipartimento di Stato, si tratta di “un processo standard in qualsiasi amministrazione”.

L’Africa è il continente più colpito da questa revisione dei capi missione di Trump. Sono stati allontanati gli ambasciatori di 15 Paesi: Algeria, Burundi, Camerun, Capo Verde, Gabon, Costa d’Avorio, Egitto, Madagascar, Mauritius, Niger, Nigeria, Ruanda, Senegal, Somalia e Uganda.

Ad aprile, ere già trapelato alla stampa un documento del Dipartimento di Stato in cui si paventava una radicale revisione delle missioni diplomatiche americane, nell’ambito di una strategia più ampia volta a riorganizzare il Dipartimento, tagliarne il bilancio di quasi il 50% e ridurre gli aiuti esteri statunitensi di circa il 75%. Secondo quel documento, tra le ambasciate destinate alla chiusura c’erano quelle in Lesotho, Eritrea, Repubblica centrafricana, Repubblica del Congo, Gambia e Sud Sudan; il piano prevedeva anche la chiusura di diversi consolati in posizioni strategiche, come quelli di Durban, in Sudafrica, e Douala, in Camerun, due città che hanno rappresentato punti focali della presenza diplomatica ed economica americana in Africa

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