Nel cuore dell’Uganda, il Soft Ground Wrestling trasforma il fango in speranza. Senza arene né stipendi, oltre cento giovani sotto i 25 anni combattono per un futuro diverso. Con oltre 500 milioni di visualizzazioni sui social, il ring di Mukono è diventato il trampolino di lancio per chi sogna una carriera nel wrestling professionistico.
A Mukono, piccolo centro situato nella periferia di Kampala, Uganda, fioriscono i talenti del wrestling. Qui non ci sono arene, ma palcoscenici improvvisati nel fango costruiti con materiale naturale come argilla e bambù. Il Soft Ground Wrestling sta diventando sempre più popolare nel Paese, una vera e propria luce di speranza per centinaia di giovani che sognano un giorno di costruirsi una carriera nel wrestling professionistico. Più di cento giovani sotto i venticinque anni ne fanno parte.
Il megafono più forte per questa lotta che nasce dal fango sono i social network. I video condivisi hanno fatto appassionare milioni di utenti. Africanews parla di oltre 500 milioni di visualizzazioni su TikTok, Instagram, X, Facebook e YouTube: numeri da capogiro che non rimangono solo sul web, ma attirano migliaia di persone che accorrono per assistere agli eventi di Mukono.
Questa lotta è importante per la popolazione locale perché offre un sogno e una speranza a chi prima non ne aveva. La maggioranza dei lottatori è orfano o è cresciuto con genitori single e ha trovato nel wrestling un porto sicuro. Certo le difficoltà non mancano: nessuno di loro infatti percepisce uno stipendio ma si sostiene con le donazioni sognando un palcoscenico mondiale.
Dietro l’idea della lotta che nasce dal fango c’è l’intuizione di Daniel Bumba, soprannominato Bumbash che ha dato il via al Soft Ground Wrestling nel 2023. I social potrebbero fare la differenza per il futuro di questo progetto. Oltre a fornire loro visibilità, si stanno aprendo delle piccole possibilità di monetizzazione, anche se il guadagno è ancora basso: circa 1.000 dollari al mese scarsi. “La maggior parte del mio stipendio va a questi giovani lottatori. Non risparmio nulla”, ha detto alla medesima fonte. “Mi chiamano Papa. Sono sempre lì per loro. Li nutro, li ospito e li tengo vicino.”
Il sogno per questi giovani lottatori è di avere un giorno una sede tutta loro per allenarsi in sicurezza, con palestra, spogliatoi, un’attrezzatura in caso di necessità medica. Traguardi che Bumba spera di raggiungere nel tempo, delle prime conquiste in vista di quella più importante: “Vogliamo creare la prima federazione di wrestling di livello mondiale in Africa, esportando talenti sulla scena globale.”