di Andrea Spinelli Barrile
Dichiarata patrimonio culturale immateriale dall’Unesco nel 2008, piazza Jamaa El-Fna, vero e proprio teatro urbano e cuore pulsante di Marrakech, è oggetto di un vasto progetto di riqualificazione dalla fine di maggio. Un progetto che potrebbe mutare molto l’identità dell’iconica piazza marocchina.
Se c’è un luogo simbolo del Marocco capace di rappresentarne la cultura e i popoli che animano questo meraviglioso Paese, ma anche l’economia e l’imprenditorialità, l’amicizia e la socialità, questa è l’immensa Jamaa el-Fna di Marrakech.
Questa piazza è un luogo iconico, conosciuto da tutti, anche da chi non ci è mai stato, e chi vi ha passeggiato sopra una sera ricorderà di sicuro, perfettamente, l’atmosfera caratteristica che si respira camminandoci dopo il tramonto. I ristoranti-tenda, gli artisti di strada, i venditori ambulanti di qualsiasi bene abbia un prezzo, dalle sigarette sfuse ai rompicapo di legno fino ai giochi made in China, e le decine di truffatori, abilissimi a spillare quanti più dinari possibili ai turisti che si fanno dipingere le mani con l’henné, si fanno mettere al collo degli enormi serpenti, stringono la mano alle scimmie o si fanno fotografare con i gruppi di musica berbera tradizionale: la piazza più bella d’Africa, perché di questo stiamo parlando, è un luogo simbolo di culture e di un Paese, il Marocco, che ha ambizioni sempre più grandi per il suo settore turistico.
Dichiarata patrimonio culturale immateriale dall’Unesco nel 2008, piazza Jamaa El-Fna, vero e proprio teatro urbano e cuore pulsante di Marrakech, è oggetto di un vasto progetto di riqualificazione dalla fine di maggio, stimato in 160 milioni di dirham marocchini (poco più di 15,2 milioni di euro). L’ambizione del comune di Marrakech è quella di coniugare la conservazione del patrimonio con opere di “modernizzazione funzionale”, al fine di restituire a questo sito la sua piena capacità di accoglienza e promozione turistica. A tale scopo è stato elaborato un piano basato su quattro priorità fondamentali: la fluidità degli spostamenti, la riqualificazione delle aree dedicate alla ristorazione, il trasferimento dei librai e dei venditori di piante di Bab Doukkala in uno spazio strutturato ad Arset El Bilk e l’installazione di nuovi servizi pubblici (nello specifico, due bagni e un chiosco di informazioni).
Un progetto che potrebbe mutare molto l’identità della grande piazza marocchina, che già oggi, inevitabilmente, conserva poco di quella Jamaa El-Fna raccontata dai libri, dalle fotografie, dalla storia: la necessità principale è quella di una massiccia riorganizzazione degli accessi alla piazza e una migliore gestione dei flussi, fondamentale per un luogo grande, sì, ma che ogni giorno vede transitare decine di migliaia di persone, tra turisti e residenti. Ma era importante anche migliorare sia gli standard igienici, sia delle attività di ristorazione che caratterizzano la moderna Jamaa El-Fna che dei servizi pubblici, che la logistica delle decine di stand di ristorazione, oggi ancora molto caotica e alla mercé della buona volontà dei ristoratori di non litigare tra loro.

Il progetto della municipalità è principalmente estetico e funzionale ma affronta anche le infrastrutture più profonde: la completa riparazione delle strade, che per i turisti e i cittadini con disabilità, ad esempio, rappresentano un problema importante, la modernizzazione dell’illuminazione pubblica, con ampi spazi della piazza che diventano molto bui al calar del sole, e l’integrazione di strumenti digitali per avvicinarsi al concetto di “smart square”, la “piazza intelligente”. Il momento è oggi: la capitale turistica del Marocco infatti si prepara a ospitare numerosi eventi culturali e sportivi internazionali, una raffica di situazioni che ne aumenteranno probabilmente il prestigio nei prossimi anni.
La sfida per Marrakech è duplice: preservare l’autenticità di un luogo in cui cantastorie, musicisti e mercanti si sono incontrati per secoli e offrire ai visitatori un’esperienza più confortevole e sicura, in linea con le aspettative dell’industria globale del turismo e forse, proprio per questo, inevitabilmente mediocre. Ma è anche vero che il comune di Marrakech sembra voler inserire questa trasformazione, piuttosto profonda, in una più ampia politica di riqualificazione degli spazi pubblici della città, una riqualificazione che va avanti da anni e che in effetti ha velocemente trasformato Marrakech, donandole un fascino e una bellezza fanno della città rossa una delle destinazioni più attraenti del mondo.
In questo senso, le autorità locali e il governo hanno saputo anche sfruttare la tragedia del terremoto del 2023, che altrove avrebbe rappresentato un colpo durissimo all’industria del turismo che cercava faticosamente di riprendersi dopo il Covid e che invece Marrakech ha saputo cogliere come un’immensa opportunità di sviluppo. In soli due anni, i flussi turistici non sono rimasti stabili ma sono cresciuti e questo è stato possibile grazie all’attivarsi immediato delle autorità pubbliche: la rinascita della Medina, che si trova proprio alle spalle della grande piazza, è il nuovo fiore all’occhiello che questa città ha saputo appuntarsi sul caffetano.


