Di Valentina Giulia Milani
La guerra in Sudan è forse la più grave crisi ignorata al mondo. Nel silenzio internazionale le uccisioni dei civili sono cresciute in modo drammatico nei primi sei mesi del 2025. L’allarme dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Un Paese lacerato dalla guerra e un conflitto che continua a sprofondare nel silenzio internazionale. In Sudan le uccisioni di civili sono cresciute in modo drammatico nei primi sei mesi del 2025, in un contesto segnato da violenze etniche e da esecuzioni sommarie compiute dalle fazioni in lotta. A denunciarlo è un nuovo rapporto diffuso dall’Ufficio dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Secondo il documento, tra il 1° gennaio e il 30 giugno sono stati registrati almeno 3.384 morti, pari a quasi l’80% dell’intero bilancio del 2024. La cifra reale potrebbe essere “significativamente più alta”, con la maggior parte delle vittime localizzate in Darfur, Kordofan e nella capitale Khartoum.
Il rapporto rileva che il 70% delle perdite civili è stato provocato da attacchi in aree densamente popolate, condotti con artiglieria pesante e raid aerei. Tra gli episodi più gravi, l’offensiva delle Forze di supporto rapido (Rsf) su Al Fasher in aprile, che ha causato centinaia di vittime, e i bombardamenti delle Forze armate sudanesi (Saf) contro un mercato del Darfur settentrionale a marzo, con almeno 350 morti.
Oltre alle stragi dirette sul campo di battaglia, l’Onu documenta 990 esecuzioni sommarie, comprese uccisioni di presunti collaboratori a Khartoum da parte delle Saf e di milizie alleate, con vittime anche tra minori di 14 anni. Verificati anche video che mostrano combattenti delle Rsf giustiziare almeno 30 uomini a Omdurman. Il rapporto denuncia inoltre l’uso ricorrente della violenza sessuale come arma di guerra.

“Il conflitto in Sudan è dimenticato, e spero che il rapporto del mio Ufficio riporti l’attenzione su questa situazione disastrosa, in cui vengono commessi crimini atroci, inclusi crimini di guerra”, ha dichiarato l’Alto commissario Onu per i diritti umani Volker Türk.
Il documento sottolinea che la guerra ha generato la più grave crisi umanitaria al mondo, con 24,6 milioni di persone in grave insicurezza alimentare. Nei primi sei mesi del 2025 si sono registrati anche attacchi a strutture sanitarie e convogli di aiuti, con almeno 30 operatori umanitari uccisi.
“Questa violenza, in tutte le sue forme vili, deve finire. L’impunità continua ad alimentare cicli di violazioni e abusi”, ha aggiunto Türk, avvertendo che la crescente “etnicizzazione del conflitto” mette a rischio la stabilità del Paese. Ha quindi sollecitato gli Stati a usare la propria influenza per fermare le ostilità e garantire l’accesso degli aiuti.
A rendere ancora più drammatico il quadro, lo stesso giorno della pubblicazione del rapporto, venerdì 19 settembre, un attacco con droni attribuito alle Rsf ha colpito una moschea ad Al Fasher, capitale del Darfur settentrionale, uccidendo oltre 70 persone riunite per la preghiera dell’alba.


