“Che si viva sulle rive del fiume Niger o su quelle del Tevere”, l’insicurezza alimentare è ormai una sfida condivisa che non conosce più confini: con questa immagine, il vicepresidente della Nigeria, Kashim Shettima, ha catturato il messaggio unificato emerso dalla sessione di apertura del Vertice delle Nazioni Unite sui Sistemi Alimentari (UNFSS+4) apertosi oggi ad Addis Abeba, in Etiopia. Un coro di voci africane ha chiesto alla comunità internazionale di cambiare paradigma, passando da una logica di aiuti a una di partenariato e investimenti concreti.
A farsi portavoce della visione continentale è stato il presidente della Commissione dell’Unione Africana, Mahmoud Ali Youssouf, che ha esortato i partner internazionali a “onorare i loro impegni, sbloccare i finanziamenti e sostenere una soluzione per il debito dell’Africa”. Un appello riecheggiato dal presidente del Kenya, William Ruto, che ha sottolineato come, nonostante i progressi, il mondo non sia in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (SDGs) su fame e nutrizione, e ha delineato un piano d’azione in sei punti che include il rafforzamento della governance e un maggiore accesso alla finanza per i piccoli agricoltori.
La testimonianza più forte è arrivata dal presidente della Somalia, Hassan Sheikh Mohamud. Annunciando il “completamento con successo del processo di alleggerimento del debito”, ha dichiarato che il suo Paese ha ora lo “spazio fiscale” per attrarre investimenti a lungo termine. “Per la Somalia, la trasformazione agricola non è una scelta, ma un obbligo morale e una necessità nazionale”, ha affermato, invitando a collaborare su agricoltura digitale e corridoi commerciali.
A questa voce dalla prima linea della crisi si sono aggiunte quelle di altre nazioni che affrontano sfide specifiche. Il vicepresidente della Liberia, Jeremiah Kpan Koung, ha ricordato il legame indissolubile tra cibo e stabilità, definendo i sistemi alimentari “agenti di pace” in un contesto post-conflitto. Mentre il presidente delle Comore, Azali Assoumani, ha lanciato un appello per una “solidarietà internazionale accresciuta” verso i piccoli Stati insulari, che “subiscono in pieno gli effetti del cambiamento climatico”.
Dal canto suo, la vicepresidente dell’Uganda, Jessica Alupo, ha illustrato il modello di “trasformazione dal basso” del suo Paese, basato su una pianificazione a livello di circoscrizione (“parish” in inglese), la più piccola unità amministrativa, per garantire che le politiche siano radicate nelle realtà locali.
Nel suo videomessaggio, il Segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha dato poi il suo pieno appoggio a queste istanze, definendo la fame una “crisi di giustizia, equità e clima” e ricordando che i “costi nascosti” dei sistemi alimentari superano i 10 trilioni di dollari l’anno. “Dobbiamo affrontare gli squilibri di potere”, ha esortato Guterres, chiedendo una riforma del sistema finanziario globale per dare ai Paesi in via di sviluppo maggiore accesso a finanziamenti e alleggerimento del debito.
Meloni e Abiy in apertura
Il Vertice è copresieduto dalla Premier italiana Giorgia Meloni e da quello etiope Abiy Ahmed. “La sicurezza alimentare è il primo passo per essere veramente liberi, indipendenti e padroni del nostro destino” ha detto Giorgia Meloni nel suo discorso di apertura. “È la prima volta che questo vertice si tiene in Africa. Abbiamo scelto di organizzare questo evento ad Addis Abeba con il governo etiope, non solo perché l’Italia ha un rapporto speciale con l’Etiopia e una cooperazione pragmatica basata su progetti e iniziative concrete, ma anche perché riteniamo fondamentale coinvolgere il continente africano come protagonista nelle scelte e nelle azioni della comunità internazionale”.
La Premier italiana ha evidenziato come l’insicurezza alimentare, pur essendo diminuita negli ultimi sette anni, colpisca ancora circa il 10% della popolazione mondiale, con una forte concentrazione in Africa, dove milioni di persone “soffrono la fame e non hanno accesso a cibo sicuro e nutriente sufficiente per condurre una vita sana”. Una situazione aggravata dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina, che ha destabilizzato i mercati energetici e alimentari, colpendo soprattutto le nazioni più fragili nel Sud del mondo e in Africa.
L’Africa “non ha tempo di aspettare gli aiuti” ma ha bisogno di “finanza prevedibile”, “accesso equo alla tecnologia” e “regole commerciali giuste” per nutrire se stessa e contribuire a nutrire il mondo, ha detto a sua volta Abiy. “La finanza per il clima deve essere allineata ai sistemi alimentari”, ha dichiarato il Primo ministro etiope, sottolineando che il supporto deve essere visto “non come un aiuto, ma come un investimento condiviso”. Sul fronte tecnologico, Abiy ha chiesto accesso a “biotecnologie e agricoltura digitale” a una condizione precisa: “le tecnologie devono essere convenienti e condivise, non bloccate dietro alti muri”, facendo in questo modo un chiaro riferimento al tema dei brevetti.


