di Enrico Casale
Ogni anno decine di migliaia di professionisti africani emigrano, impoverendo sanità, ricerca e settori strategici. Attraverso iniziative locali il continente cerca di far fronte a una delle principali sfide per lo sviluppo africano.
La fuga dei cervelli rappresenta una delle principali sfide per lo sviluppo africano. Secondo l’Agenzia per lo sviluppo dell’Unione Africana (Auda-Nepad), circa 70.000 professionisti altamente qualificati lasciano il continente ogni anno, attratti da migliori opportunità di lavoro, condizioni di vita più favorevoli e sistemi di ricerca avanzati. Paesi come Nigeria, Eritrea, Senegal, Ghana e Sudafrica registrano tassi elevati di emigrazione di medici, ingegneri, ricercatori e professionisti del digitale, con effetti negativi su sanità, istruzione e settori strategici.
In Nigeria, il fenomeno noto come “Japa” – termine yoruba che significa “fuggire” – descrive la crescente emigrazione dei giovani laureati verso Stati Uniti, Regno Unito e Canada. Secondo l’Institute for Development Studies, tra il 2015 e il 2024 circa 200.000 giovani professionisti nigeriani hanno lasciato il Paese, con un impatto rilevante sulla disponibilità di personale qualificato in ospedali e università. Anche in Eritrea e in Senegal il tasso di migrazione dei laureati supera il 25% annuo, aggravando le carenze nel settore sanitario e nella ricerca scientifica.
Il Marocco offre un esempio emblematico di mobilità studentesca. Ogni anno, secondo una recente analisi del Policy Center for the New South, circa 60.000 studenti marocchini si trasferiscono all’estero per proseguire gli studi. Pur rappresentando un bacino di competenze preziose, questo flusso rischia di trasformarsi in vera e propria fuga di cervelli. Il Paese ha istituito una direzione ministeriale dedicata, un portale informativo centralizzato e borse di studio, ma queste misure sono principalmente orientate a facilitare la partenza degli studenti, senza garantire un rientro strutturato.

Gli esperti propongono la creazione di piattaforme di orientamento attivo, reti di alumni per il mentoring, borse di studio mirate a settori strategici come energie rinnovabili, digitale e sanità, e programmi di reintegrazione professionale al ritorno. Si suggerisce inoltre di adattare modelli di “sportello unico” come Campus France, l’agenzia nazionale francese che promuove l’istruzione superiore francese all’estero e facilita la mobilità internazionale degli studenti, per favorire la migrazione circolare e massimizzare il ritorno di competenze qualificate.
Le cause della fuga dei cervelli in Africa sono molteplici: instabilità politica, mancanza di prospettive lavorative, scarsi investimenti in ricerca e sviluppo, carenze infrastrutturali e remunerazioni poco competitive. Le conseguenze sono evidenti: la perdita di medici, ricercatori, ingegneri e tecnici specializzati limita la capacità dei governi di garantire servizi essenziali e rallenta lo sviluppo tecnologico e industriale.

Diversi Paesi africani hanno avviato iniziative per trattenere o richiamare i propri talenti, come incentivi fiscali, miglioramento delle condizioni lavorative, creazione di incubatori tecnologici e collaborazione con la diaspora per attrarre investimenti e trasferimento di conoscenze. Il Sudafrica, per esempio, ha lanciato incentivi fiscali e programmi di mentoring per giovani ricercatori. Incoraggia la diaspora a investire in start-up tecnologiche e progetti innovativi tramite partnership pubblico-private. Alcune università offrono borse di studio condizionate al rientro in patria.
Il Ghana ha promosso il programma “Year of Return” e iniziative simili per favorire il rientro di giovani qualificati e professionisti della diaspora, prevedendo incentivi fiscali e opportunità di lavoro in settori chiave come tecnologia e sanità. La Nigeria ha creato programmi di supporto alla diaspora per attrarre professionisti altamente qualificati; alcune università e ospedali offrono posizioni temporanee o borse di ricerca mirate a incoraggiare il ritorno dei talenti. Iniziative come la Diaspora Professional Network collegano professionisti all’estero con opportunità in patria. Il Kenya ha sviluppato programmi di formazione avanzata e collaborazioni con università straniere, accompagnati da incentivi per trattenere i laureati qualificati.
Molti esperti sottolineano, però, che senza una strategia continentale coordinata, gli sforzi locali rischiano di restare parziali. La migrazione circolare e il rafforzamento delle opportunità professionali rimangono chiavi per trasformare la fuga dei cervelli in un guadagno di capitale umano.