Il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite ha respinto con decisione il tentativo del governo eritreo di porre fine al monitoraggio internazionale sulle violazioni dei diritti nel Paese. Con 25 voti contrari, 4 favorevoli e 18 astensioni, la proposta eritrea di chiudere il mandato del relatore speciale Onu per i diritti umani in Eritrea è stata bocciata, mentre il mandato è stato prorogato di un altro anno. Lo riferisce anche Human Rights Watch in un comunicato diffuso nel fine settimana.
Il governo di Asmara aveva sostenuto che le lacune nella promozione dei diritti umani nel Paese non fossero sistemiche, ma legate a “limitate capacità” istituzionali, simili a quelle di altri Paesi in via di sviluppo. Una posizione respinta con fermezza dalla maggioranza degli Stati membri del Consiglio, che hanno ribadito la gravità della situazione.
Nel suo ultimo rapporto presentato a giugno, il relatore speciale Mohamed Abdelsalam Babiker ha evidenziato come, a dieci anni dal rapporto storico della Commissione d’inchiesta Onu sull’Eritrea, non siano stati compiuti progressi significativi in materia di responsabilità e giustizia. Arresti arbitrari, sparizioni forzate e gravi restrizioni alla libertà religiosa restano diffusi e sistematici. Particolare preoccupazione continua a suscitare la politica del servizio nazionale a tempo indefinito, che costringe la popolazione a una leva militare obbligatoria prolungata e abusiva.
Durante i negoziati, le autorità eritree hanno affermato che il mandato dovrebbe essere concluso poiché “non ha avuto impatto” e perché il relatore non è mai stato autorizzato a entrare nel Paese. Una giustificazione definita da Human Rights Watch “circolare”, che rivela la volontà del governo di sottrarsi al controllo internazionale.
Dopo la sconfitta della mozione, Asmara ha attaccato nuovamente il mandato, dichiarando che “non collaborerà mai” con il relatore speciale, rafforzando così — secondo l’organizzazione per i diritti umani — la necessità di mantenere il monitoraggio attivo.
Human Rights Watch ha sottolineato che il voto del Consiglio rappresenta un segnale incoraggiante per le organizzazioni eritree impegnate da mesi nella campagna per il rinnovo del mandato. Il loro messaggio è chiaro: solo quando l’Eritrea metterà fine alla coscrizione forzata, libererà i detenuti arbitrari e garantirà libertà di espressione, associazione e culto, il Consiglio potrà riconsiderare la sua posizione.